Eleonora Sbaffi

INCI: per conoscere gli ingredienti dei prodotti cosmetici

Il suo obbligo è relativamente recente; saperlo leggere bene è difficile quanto essenziale. Di Eleonora Sbaffi Quando si va a fare la spesa è buona norma leggere l’etichetta di un cibo o di un prodotto per vedere cosa contiene. Sarebbe altrettanto saggio adottare questa abitudine anche quando si acquistano creme, bagnoschiuma e altri prodotti per il corpo. Saper leggere l’etichetta di questi infatti, è molto utile e diventa essenziale per quelle persone che soffrono di allergie a qualche ingrediente, ma anche a coloro che vogliono semplicemente fare un acquisto responsabile e consapevole. Per questo, dal 1997 l’Unione Europea ha reso obbligatorio l’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients), cioè la nomenclatura internazionale usata per gli ingredienti dei cosmetici. Il suo principale scopo è proprio quello di tutelare il consumatore, informandolo sugli ingredienti che un determinato prodotto contiene. I consumatori sono diventati sempre più sensibili e attenti nella scelta dei prodotti, scegliendo maggiormente prodotti bio, che non contengono microplastiche che non sono testati sugli animali ecc.. Ma per fare un acquisto consapevole è necessario imparare a leggere e decifrare l’INCI dei prodotti. Ecco alcune informazioni da tener conto quando si acquista un prodotto. Innanzitutto, i componenti di un prodotto cosmetico sono sempre elencati in ordine di quantità decrescente. Questo significa che il primo ingrediente è quello presente in quantità maggiore e l’ultimo in quantità minore. Gli ingredienti che sono presenti al di sotto dell’1% sono inseriti in ordine sparso. Solitamente nelle creme, il primo ingrediente, quello più presente, è l’acqua. Un alto fattore da tener conto è il linguaggio; se un ingrediente è scritto col suo nome botanico originario in latino significa che non ha subito trasformazioni chimiche e quindi è stato inserito tal quale, invece, se è scritto in inglese significa che ha subìto una sintesi chimica.Per identificare i colori si usa

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Neve: le caratteristiche positive per apprezzarla di più

Alla scoperta dei benefici del manto bianco dell’inverno Di Eleonora Sbaffi La neve è una di quelle cose che o la si ama, o la si odia. Ma pensiamo di trovarci in montagna, al caldo dentro una baita e di guardare una copiosa nevicata mentre stiamo sorseggiando una gustosa tisana…non possiamo negare che sia una sensazione oggettivamente piacevole. Ma al di là dei gusti personali e dalle diverse sensazioni che stimola in ogni ognuno di noi, la sua presenza reca diversi benefici, sia per le persone, sia per l’ambiente. A livello ambientale la neve, insieme alle piogge, aiuta ad abbassare i livelli di smog, pulendo l’aria da sostanze inquinanti (depositandole però al suolo). Contribuisce a ricaricare il livello di acqua nelle falde acquifere meglio di un abbondate temporale, poiché lo scioglimento del manto nevoso avviene in tempi più moderati e consente al terreno di assorbire l’acqua in modo graduale, a differenza di quanto succede per i grandi temporali o le cosiddette “bombe d’acqua”, che disperdono in fossi e fiumi enormi quantità di liquido rendendolo indisponibile per i mesi più siccitosi. E nel nostro organismo invece? La neve ha effetti benefici su tutto il nostro sistema, sia a livello mentale sia a livello fisico. Un articolo della psicologa inglese Sandi Mann, pubblicato su Hufftington Post UK, (https://www.huffingtonpost.co.uk/sandi-mann/snow-why-do-we-get-so-excited_b_2549187.html ), ci dice che sono molteplici i benefici che si hanno quando si sta sulla neve. Uno di questi è che la neve emana una sensazione di serenità e stimola emozioni come meraviglia, calma e purezza. Guardare un paesaggio innevato, giocare sulla neve o guardarla mentre scende, induce la nostra mente a fare riflessioni e profonde introspezioni. Non dimentichiamoci poi l’importanza del colore; il bianco candido infatti, genera nelle persone determinate impressioni che possono condizionarne l’umore o i comportamenti in maniera totalmente inconscia. Questo colore

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Microplastiche: come si formano, dove stanno, che fine fanno

Lo stato di salute dei mari ci fa riflettere sull’uso di prodotti cosmetici, tessili ed imballaggi che contribuiscono alla produzione di rifiuti che spesso, poi, ci tornano sul piatto. Di Eleonora Sbaffi   Si sente sempre più spesso parlare del problema delle microplastiche, disperse soprattutto in mare, causa di effetti nocivi sull’ambiente e, forse, sulla salute dell’uomo. Ma com’è nato il fenomeno e perché ha raggiunto tali dimensioni da costituire un’allerta globale?   La microplastica è quel materiale eterogeneo e microscopico che si trova in sospensione nei mari del mondo. Deriva dalla frantumazione di pezzi più grandi di plastica galleggiante causata dal moto ondoso, dall’attrito con delle rocce e dall’azione dei raggi UV del sole. Questo materiale che non si biodegrada, spesso si raggruppa in grandi “isole” che prima o poi affondano e si sbriciolano, col tempo, in minuscole particelle.   A questo punto entrano nella catena alimentare, ingerite dapprima da microorganismi che a loro volta sono mangiati da predatori sempre più grandi, fino ad arrivare ai pesci che consumiamo come alimento.   Ma non è solo la nostra incuria nella gestione dei rifiuti a creare i presupposti delle microplastiche in mare. Molte ci arrivano attraverso vie più dirette; ad esempio, quelle che si trovano all’interno delle creme esfolianti e in certi prodotti cosmetici come glitter e scrub… che contengono microsfere e chip in polietilene.   Le microplastiche nei prodotti cosmetici Questo materiale è presente in quantità considerevoli nella maggior parte dei prodotti che usiamo per la cura del nostro corpo; un articolo apparso su “La Stampa” afferma che solo in Italia ci sono 37 aziende che producono ben 81 prodotti che contengono plastica e che vengono venduti come naturali. Parliamo di docciascrub, creme esfolianti ma anche dentifrici. Il problema nasce dal fatto che i filtri degli scarichi delle nostre

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YOGA, benessere interiore o piacere estetico?

Disciplina millenaria ormai praticata in tutto il mondo non solo per i suoi benefici fisici e mentali ma anche business che attira sempre più persone. Di  Eleonora Sbaffi   Lo Yoga, disciplina orientale per eccellenza, è sempre più praticato in Italia, tanto che da gennaio 2018 è iscritto al registro nazionale CONI delle Discipline Sportive divenendo, quindi, uno Sport Nazionale riconosciuto a tutti gli effetti.   Nasce in India come disciplina benefica, per raggiungere l’equilibrio fra corpo e mente proprio in un ambito culturale ove le due cose, a differenza dell’Occidente, sono strettamente connesse e, nel tempo, anche grazie alle esperienze dei “pionieri” europei del primo ‘900 e dell’esplosione oriental-spiritualista degli anni ’60, negli ultimi anni diventa una vera e propria filosofia di vita che per taluni sfocia in un vero e proprio stile.   Sono infatti, sempre di più le persone che iniziano a praticare le diverse discipline dello Yoga; solo in Italia si stima che sono circa 2 milioni i praticanti.   Qual è la ragione di questa diffusione? Quali benefici apporta al corpo e alla mente? Con la sola pratica dell’asana, ovvero la branca dell’Hatha Yoga che si basa su determinate posizioni del corpo, sono diversi i miglioramenti a livello fisico che possiamo notare: miglioramenti della postura, allungamento dei muscoli e aumento della flessibilità articolare. Anche il tono dei muscoli migliora visto che si lavora in modo isometrico, ovvero, contraendo i muscoli in posizioni statiche.   Le asana sono tutte accompagnate da una respirazione alternata molto precisa. Ciò provoca effetti sull’umore e sulla concentrazione; sia mentre si pratica la disciplina, sia nella vita di tutti i giorni. Con il respiro, infatti, si gestisce la parte emotiva e istintiva del nostro corpo che possiamo imparare a conoscere e controllare. Anche l’ansia e lo stress, diminuiscono con un’adeguata respirazione

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