LE TRE GRAZIE

Le Tre Grazie, un mito intramontabile

Le Grazie erano divinità dell’antica mitologia greca prima e romana dopo. Un mito intramontabile che ha influenzato la cultura di massa ma soprattutto l’arte.

Chi erano le Tre Grazie

Le Tre Grazie erano divinità legate alla natura e alla vegetazione, esse portavano la gioia di vivere nel cuore dei mortali e degli dei.

Le Grazie romane sono simili alle Cariti greche, quest’ultime erano figlie di Giove (Zeus per i greci) e della ninfa oceanina Eurimone.

I loro nomi, secondo la versione di Esiodo, un poeta greco del 5° secolo a.c. erano: Aglaia “ splendore”, Talia “prosperità”, Eufrosine “gioia e letizia”.

Esse sono state sempre rappresentate come tre bellissime giovani donne nude, di cui una voltata verso le altre.

Le prime raffigurazioni delle tre Grazie, dunque, risalgono alla cultura greca e quasi nulla è rimasto di quel periodo, le opere antiche che ammiriamo oggi nei musei sono quasi tutte copie romane.

Le raffigurazioni di età romana cioè bassorilievi, affreschi e mosaici, riprendono l’iconografia ellenistica nella quale le tre donne nude, sono disposte in modo che quella centrale sia vista da dietro e le altre la affiancano con posture simmetriche.

Le tre giovani donne hanno tutte la classica posizione definita chiasmo, nata con la scultura greca del periodo classico.

Questa formula compositiva, codificata da Policleto, (uno scultore, bronzista e teorico greco antico attivo tra il 460 e il 420 a.C. circa) consiste in una disposizione incrociata degli arti che fa corrispondere alla gamba flessa il braccio opposto flesso; alla gamba tesa corrisponde il braccio opposto teso.

Il corpo assume un andamento a S dato dall’inclinazione del bacino dovuta al peso poggiato su una gamba che è bilanciata da un’opposta inclinazione delle spalle. È una posa elegante e naturale che, ancora oggi, è la più scelta nelle fotografie di moda.

Le Tre Grazie dunque incarnano la perfezione cui l’essere umano dovrebbe tendere, e le tre qualità dell’amore essenziali nella donna in prospettiva classica: bellezza, castità e voluttà.  

Influenza delle Tre Grazie nel mondo dell’arte

Le Tre Grazie hanno ispirato moltissimi artisti del passato, fino ai nostri tempi più recenti.

Il quadro più famoso che le rappresenta è La Primavera di Botticelli, conservato agli Uffizi di Firenze.

A sinistra, per chi guarda il quadro, a fianco di Venere troviamo rappresentate tre giovani e attraenti fanciulle seminude che indossano vesti di velo leggerissime e trasparenti.

Esse sono rappresentate non nella maniera classica greca e romana ma mentre danzano una carola, intrecciando le dita.

La carola è un’antica danza di gruppo medievale legata a occasioni sacre in cui i ballerini si tenevano per mano e giravano in cerchio, di solito con accompagnamento musicale.  

Bellezza, castità e voluttà si muovono dunque in un girotondo armonioso, dove tutto è idealizzato secondo la filosofia neoplatonica professata dal Botticelli.

Un altro artista ispirato dal soggetto delle Tre Grazie è stato il grande scultore Antonio Canova

Le sue celeberrime sculture che rappresentano le Tre Grazie oggi sono conservate una all’Ermitage di San Pietroburgo, l’altra a Londra, al Victoria and Albert Museum e sono entrambe capolavori assoluti della Storia dell’Arte.

Il Canova rappresenta le tre dee in una posizione classica ovvero quella in cui sono mostrate ritte in piedi e avvinghiate in un intimo abbraccio, nessuna delle tre giovani porge del tutto le spalle allo spettatore, differentemente da come avviene in una famosa tavola di Raffaello Sanzio, probabilmente conosciuta dallo scultore.

Molti famosi artisti del passato hanno rappresentato le Tre Grazie, tra cui il grande Raffaello Sanzio, Francesco Del Cossa, Luca Cranach il Vecchio, Rubens, gli scultori Thorvaldsen e Pradier.

I  pittori delle avanguardie come Robert Delaunay e Pablo Picasso hanno dato il loro contributo per rappresentare le tre dee. 

Nei nostri tempi moderni anche due scultrici contemporanee hanno rappresentato le tre divinità.

L’artista francese Niki De Saint Phalle con le sue giunoniche Tre Grazie rivestite di mosaico, che si possono ammirare in Usa a Washington DC, e l’israeliana Dorit Levinstein con le sue Tre Grazie rappresentate come sculture filiformi e colorate.

By Rosa Maria Garofalo

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *