Albero di Natale

Origini e storia dell’albero di Natale

di Benedetta Giovannetti Albero o presepe? Oppure tutti e due? Chi preferisce l’uno, chi preferisce l’altro e chi fa entrambi, ma come nasce l’usanza dell’albero di Natale? Scopriamo qualcosa di più su questa antica tradizione. Addobbare l’albero di Natale con palline, luci, festoni, dolciumi e ghirlande è una delle tradizioni natalizie più diffuse al mondo, di solito si prepara in occasione della festa della immacolata Concezione l’8 dicembre ed intorno ad esso ci si riunisce la mattina di natale per scartare i regali che sono disposti ai suoi piedi. Se guardiamo però alle sue origini scopriamo che esse sono di origine pagana, pare che la tradizione affondi le radici nella cultura celtica, dove per i druidi, gli antichi sacerdoti dei Celti l’abete era considerato simbolo di lunga vita, dal momento che rimaneva sempre verde anche di inverno. Con l’avvicinarsi di questa stagione questi abeti venivano tagliati e addobbati con nastri fiaccole e animaletti votivi per propiziarsi il favore degli spiriti. Ma non solo i Celti seguivano il culto degli abeti pare che anche i Vichinghi nel nord Europa seguissero il culto dell’abete rosso, albero in gradi di esprimere poteri magici che veniva tagliato e portato a casa per essere decorato con frutti, in modo da ricordare la fertilità che la primavera avrebbe ridato loro. Con la nascita del cristianesimo l’uso dell’albero di natale si afferma anche nelle tradizioni cristiane, grazie alla scena biblica dell’Eden, nella notte in cui si celebra la nascita di Cristo l’albero posto al centro del giardino dell’Eden diventa anche l’albero intorno al quale l’umanità ritrova il perdono. Il primo albero di Natale è nato a Tallinn, in Estonia nel 1441 quando fu eretto nella piazza del Municipio un grande abete intorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Tale usanza

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L’Albero di Natale: il simbolo più magico delle feste

Dalle tradizioni precristiane alla sua diffusione globale, scopriamo insieme i segreti dell’oggetto più iconico e stiloso del Natale. di Berthina von Fliesen Opulento, discreto, monocromatico, multicolor, di design, tradizionale, ecologico, sintetico… ma che Natale è senza Albero di Natale? Proprio in questi ultimi giorni, come vuole la tradizione, almeno in Italia, tra il 6 (San Nicola), il 7 (Sant’Ambrogio) e l’8 dicembre (Immacolata Concezione), nelle nostre case si va ad allestire il simbolo per eccellenza del Natale che, nell’immaginario collettivo globale si è imposto come oggetto di cultura di massa superando persino il Presepe. Sì, perché se a quest’ultimo, salvo rare e spesso importanti eccezioni, è riservata la calda intimità domestica, l’Albero di Natale moltiplica la sua presenza decorando giardini pubblici e privati, piazze, luoghi di ritrovo, uffici, androni di palazzi, vetrine e centri commerciali in un tripudio di lucine colorate e decorazioni. Ma come è nata questa tradizione?  Vediamo di scoprirlo insieme. Innanzi tutto occorre tener presente che l’albero di Natale, generalmente è una conifera, un sempreverde, un rappresentante di quel gruppo di alberi che hanno evoluto la capacità di conservare la parte fogliare (in questo caso gli aghi) anche durante la stagione fredda quando tutte le altre piante si spogliano. Questa capacità di mantenersi vivo in un periodo in cui il resto della natura sembra addormentato deve aver inspirato i primi uomini delle popolazioni europee che certamente hanno ravvisato in questo potere una qualche virtù sacra o un attributo divino.Peraltro in tutte le culture antiche vi sono piante e alberi consacrati a questa o quella potenza spirituale. Di qui la tradizione di addobbare con oggetti votivi, nastri e fili di tessuto colorato i rami dell’abete rosso e dell’abete bianco durante i giorni che precedono il solstizio d’inverno, data particolarmente significativa che simboleggia il ritorno della Luce e la

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Il Presepe tra Arte, Fede e creatività

Alla scoperta della realizzazione plastica più iconografica del Natale, fra storia e leggenda. di Alberto Piastrellini Il mese di novembre sta per volgere al termine, ma già da tempo, in virtù di quella fregola del consumo che sola sembra essere la molla delle nostre vita, strade, vetrine, TV, radio, negozi e centri commerciali, senza contare tutti gli ambienti virtuali verso i quali le nostre appendici device aprono continue ed allettanti finestre, è scoppiata la narrazione commerciale del Natale. Non solo all’interno degli spazi dei templi del consumo si diffondono musiche e motivetti che richiamano la celebre data, ma anche le strade dei centri urbani, grazie al subdolo posizionamento di altoparlanti sono inondate di note natalizie rimescolate in un continuo – e a tratti veramente brutto – cocktail di stili diversi: dalla piva pastorale al gospel, passando per il pop e il latinoamericano in un frullato che mette sullo stesso piano Bach ed Handel all’ultima versione remixata di Stille Nacht. In questa ossessione celebrativa dell’evento in chiave di esca per acquisti (nei grandi centri commerciali americani cominciano ad apparire i primi apparati decorativi in pieno agosto!), accanto all’Albero di Natale, ormai assurto anch’esso a vero e proprio status symbol al cui allestimento si procede solo dopo adeguata consultazione dei consigli di interior designer e dello studio sulle dominanti cromatiche dell’anno dettate dalla moda, un unico manufatto resiste alla dimensione di familiare intimità che il Natale suggerisce, ed è il Presepe. Presenza irrinunciabile nelle case – soprattutto in Italia – dove è nato, il Presepe è la rappresentazione plastica del Mistero della Natività, ma anche, soprattutto, l’immagine favolistica e nostalgica di un passato agreste, sincero, familiare che fa da contrappeso alle tonitruanti sollecitazioni del quotidiano. Non a caso, è difficile resistere al fascino di realizzarne uno in casa, soprattutto se ci sono

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