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I gioielli della corona visigota

di Benedetta Giovannetti Nel 1858 a fine agosto una famiglia che da Toledo faceva ritorno al proprio villaggio, Guadamur, durante una sosta ad una fonte poco lontana dal loro paesino, trovò una lastra che affiorava vicino ad un muretto, probabilmente smossa dalla forte tempesta del giorno prima. Quando si accorse che era diversa dalle altre provo a smuoverla per vedere se sotto nascondesse qualcosa. La famiglia scoprì così che si trattava di un’urna lavorata piena di oggetti d’oro e pietre preziose, sporca di fango. Rendendosi conto che il lavoro era faticoso e lungo la famiglia decise di tornare la notte ed una volta tirata fuori l’urna lavò il suo contenuto nell’acqua della sorgente. Quando rientrò a casa portò con sé un carico di 12 corone, una croce e altri gioielli votivi. Si trattava di parte del tesoro di Guarrazar un impressionante gruppo di gioielli dell’epoca visigota spagnola composta appunto da una serie di corone circa ventisei e altri pezzi di oreficeria tra cui delle croci d’oro. Tale tesoro patì però una serie di peripezie in quanto fu smembrato e venduto dalla famiglia che iniziò il ritrovamento e poi dal militare di origine francese che acquistò parte del tesoro ed il terreno dove si trovava. Adesso parte di questo tesoro si trova nel Museo archeologico nazionale di Madrid ed è stato di fondamentale importanza per capire e conoscere l’arte visigota consentendo di comprendere mediante un’analisi dettagliata dei gioielli le tecniche di oreficeria dell’epoca, le caratteristiche dell’oro utilizzato e la provenienza delle gemme. Ad esempio è grazie a questi studi che si è capito che gli smeraldi e gli zaffiri sono originari rispettivamente dell’Austria e dello Sri Lanka foto di: www.meisterdrucke.it
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Claddagh ring, tante leggende un unico pegno d’amore

di Benedetta Giovannetti Il Claddagh Ring è un anello di fidanzamento irlandese formato da due mani, che rappresentano l’amicizia, che tengono un cuore, simbolo di amore, sormontato da una corona, che rappresenta la lealtà.  Il nome dell’anello deriva da un villaggio di pescatori situato proprio sulla baia di Galway chiamato Claddagh parola che in gaelico indica la sabbia rocciosa tipica della zona. I primi esemplari di questo anello sono dei veri e propri capolavori e sono in mostra presso il National Museum of Ireland a Dublino e il Victoria and Albert Museum a Londra. L’anello ha sempre avuto un significato profondo per moltissime persone a partire dagli irlandesi che nel XIX secolo furono costretti a lasciare l’Irlanda durante la carestia, per i quali l’anello era diventato l’unico legame con la patria e l’unica eredità familiare passando da madre a figlia primogenita per secoli. Molte le leggende legate a questo anello: la prima poco attendibile ma molto nota narra dell’amore non corrisposto di un re per una contadina, il nobile non accettando il rifiuto della ragazza si uccise ma prima chiese che sulla sua lapide venissero incise due mani intorno ad un cuore incoronato come simbolo di eterno amore per la fanciulla. Altre due teorie, sebbene distanti un secolo l’una dall’altra, riguardano i membri della famiglia Joyce di Galway. La più antica delle due risale al XVI secolo e racconta che il primo anello Claddagh fu un miracoloso e meritato regalo per Margaret Joyce. Domingo De Rona ricco mercante spagnolo che andava spesso a Galway per affari conobbe Margaret in una delle sue visite nella città se ne innamorò e poco dopo la sposò. Sfortunatamente subito dopo il matrimonio Domingo morì e Margaret ereditò le sue fortune. Anni dopo si sposò con Oliver Og French governatore di Galway che la lasciò

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