Marche

TROMBETTE DEI MORTI IN BRUSCHETTA

Profumo d’autunno di Susanna Spinelli Craterellus cornucopioides (piccola cornucopia) è il nome scientifico di questi funghi mentre Trombette dei morti è il nome usato comunemente in quanto spuntano tra fine ottobre e primi di novembre, il periodo nel quale si commemorano i defunti.  Li possiamo raccogliere anche nel nostro Appennino Umbro – Marchigiano nei boschi di latifoglie. Dall’aspetto poco attraente, per via del loro colore marrone/nero, si mimetizzano bene tra le foglie secche dei boschi in cui crescono, ma nonostante questo le trombette dei morti sono uno squisito ingrediente nelle preparazioni culinari. Dall’aroma particolare, il loro sapore ricorda un po’ il tartufo sono ottimi per la preparazione di primi piatti, ma possono essere utilizzati con le uova o come salsa sopra le bruschette. Per questa ricetta occorrono:  4 fette di pane casereccio per bruschette, 4 salsicce, 60 gr di funghi “trombette dei morti”, 30 gr di burro, 2 filetti di alici sott’olio, 1 spicchio di aglio, olio evo, sale e pepe. Procedimento:  Pulire bene i funghi dal terriccio, aprendoli in senso verticale, passarli sotto l’acqua corrente ed appoggiarli man mano sulla carta assorbente. In una padella far rosolare uno spicchio di aglio intero e i filetti di acciuga spezzettati.  Aggiungere le trombette dei morti e lasciar cucinare con il coperchio a fiamma bassa per permettere al liquido prodotto di evaporare; qualora non fossero arrivati alla giusta cottura aggiungere un po’ di acqua calda. Quando i funghi saranno teneri salare, pepare e togliere dal fuoco. Eliminare lo spicchio d’aglio e frullare i funghi con il frullatore ad immersione e aggiungere altro olio evo fino ad ottenere un composto omogeneo e cremoso.   Privare le salsicce del loro budello e spalmarle sulle fette di pane; infornare fino a cottura. Sfornare le bruschette posarvi la crema di funghi e servire calde. Buon appetito!
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Ancona Comics and Games: al via la II edizione della Fiera del Fumetto, Gioco e Multimedia

Dal 12 al 13 ottobre torna la II edizione di “Ancona Comix & Games”, la Fiera del Fumetto curata da Fiere del Fumetto Comics and Games. di Anna Rita Felcini Il mondo del fumetto (e non solo) torna protagonista nelle Marche con la II edizione dell’Ancona Comix & Games 2019, la Fiera del Fumetto curata da Fiere del Fumetto Comics and Games. Nel week-end del 12 e 13 ottobre 2019, all’interno del Palaindoor prenderà forma la manifestazione attesa da tutti gli amanti dei comics, particolarmente ricca di contenuti quest’anno, che darà al visitatore ancora più spazio per le proprie passioni.  La mostra mercato è un’occasione unica per immergersi nel fantastico mondo di manga, anime, scuole di comics, self area per gli indipendenti, modellini, action figure, fumetti, comix, serie TV, film, giochi di ruolo, giochi da tavolo, videogame (ci sarà anche l’area Vintage Games Party con cabinati e mini cabinati retrò), miniature, tornei, cosplay. Tanti, inoltre, gli special guests del mondo della tv, del web e del fumetto attesi al PalaIndoor. Da Giorgio Vanni, il re delle sigle dei cartoni animati di Italia 1, Dragon Ball, My Hero Academia, Lupin, Rossana, Detective Conan, Pokemon e tantissimi altri successi, a Christina Volkova, cosplayer russa di fama internazionale grazie al suo cosplay di Triss Merigold del videogioco The Witcher. Direttamente da youtube arrivano invece i fenomeni del web LaSabri e Barbascura, ricercatore chimico, divulgatore scientifico, che incontreranno i loro followers marchigiani durante la due giorni.  Per maggiori informazioni: tel. 0541/439573 – email info@fieredelfumetto.it
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Frasassi Experience: nasce il nuovo voucher di viaggio

Nelle Marche, presentato il catalogo esperienziale dall’Unione Montana Esino Frasassi e dal Parco Gola della Rossa e Frasassi di Anna Rita Felcini Si chiama “Frasassi Experience”ed è la quint’essenza del nuovo modo di fare turismo. Nasce nelle Marche, terra dei plurali per definizione, e tecnicamente si basa su un carnet di voucher, con una significativa evoluzione rispetto al classico “pacchetto turistico”. Muoversi da speleologi all’interno dello scenografico complesso ipogeo di Frasassi al di fuori dei normali percorsi turistici, esplorare il villaggio dei minatori e cenare nelle miniere di zolfo di Ca’ Bernardi a Sassoferrato, compiere un viaggio nel tempo e nello spazio attraverso la carta di Fabriano, con la possibilità di realizzare da soli la carta a mano, esplorare falesie tra le più belle d’Europa in arrampicata facile e sicura a Serra San Quirico, scoprire il Verdicchio di Matelica, prodotto a Cerreto d’Esi, accolti in un relais chateauxdi campagna. Sono solo alcune delle possibilità che, unite ad un’esclusiva proposta gastronomica tra le innumerevoli tipicità del territorio e la possibilità di vivere alle pendici degli Appennini l’atmosfera dei borghi medioevali dell’Italia di mezzo, rendono la “Frasassi Experience” una proposta invitante per un’ampia fascia di potenziali ospiti nazionali ed internazionali. Promossa dall’Unione Montana Esino Frasassi e dal Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi, l’iniziativa parte dall’osservazione dei comportamenti dei flussi di viaggiatori che arrivano sul territorio. La motivazione per cui si sceglie una méta risiede nel tipo di esperienza che si vuole compiere: il vitto, l’alloggio e gli altri servizi sono un presupposto necessario, ma non sufficiente a far scattare la molla della scelta. Da qui la possibilità di acquistare singole esperienze, combinabili tra loro, con l’assistenza ed il supporto di “assistenti locali” che garantiscono la qualità e la sicurezza delle attività proposte, nonché la possibilità di realizzare il proprio “menù di viaggio” altamente personalizzato. Il progetto, inserito nel Grand Tour delle Marche di Tipicità ed ANCI, che

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Rossini: estro, creatività e passione tra musica e fornelli

Rossini, il grande musicista marchigiano, ci ha lasciato pagine indimenticabili di musica, ma oltre all’arte delle note, dedicava tempo ed energie a un’altra grande passione: la cucina. di Anna Rita Rossi Quello che è l’amore per l’anima è l’appetito per il corpo. Lo stomaco è il maestro che dirige la grande orchestra delle nostre passioni. Mangiare, amare, cantare, digerire sono i quattro atti di quell’opera comica che è la vita (Gioachino Rossini). Questa frase riassume in modo semplice la filosofia di vita di Rossini che si avverte anche nella grande vitalità della sua musica.Grazie alle sue doti musicali ha toccato le vette dell’opera buffa e dell’opera seria, ma non tutti sanno che l’afflato grandioso della sua musica era sostenuto e rinfrancato dalla sua passione per la cucina e il buon mangiare. Rossini amava il cibo e gli piaceva cucinare. Aveva un vera adorazione per alcuni piatti, come i maccheroni che, quando si trasferì a Parigi, si faceva spedire da Napoli. Un altro ingrediente che compariva spesso nei suoi piatti era il tartufo con cui condiva pasta e insalata. La predilezione di Rossini per il tartufo era legata alle sue origini: nelle Marche, la provincia di Pesaro Urbino è famosa per la presenza nel suo territorio di tutte le specie di tartufo commercialmente più importanti. Centri più noti: Acqualagna, Sant’Angelo in Vado, S. Agata Feltria e Pergola (sedi di mercati di importanza nazionale); altre località ugualmente famose sono Carpegna, Urbino, Novafeltria, Sassocorvaro, Cagli e Fossombrone. A Parigi, il musicista conobbe il famoso cuoco Marie-Antonin Carême che riteneva Rossini uno dei pochi in grado di comprendere la qualità dei suoi piatti. Una volta Carême gli fece consegnare un pasticcio di fagiano ai tartufi, al quale Rossini contraccambiò dedicandogli un brano musicale, tanto fu ben accetta quella portata. Gioachino era solito fare sperimentazioni

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Quando le donne andavano riportate alla “ragione”

In occasione dell’8 marzo, proponiamo una breve riflessione su una vecchia usanza marchigiana – e non solo – per richiamare le donne alla “ragione”. Di Anna Rita Rossi Nella tradizione marchigiana l’espressione linguistica “battere con la ragione” o “suonarle di santa ragione” riporta alla triste condizione delle donne maritate, di “qualche” anno fa.L’usanza in questione consentiva al marito di richiamare all’obbedienza la moglie, mediante un bastone, denominato, appunto, ragione che, a volte, era accompagnato dall’aggettivo “santo”, come sinonimo di “giusto”. Pare che tale atteggiamento di predominanza di genere non fosse tenuto solo da mariti delle nostre contrade. Ci sono resoconti di antropologi ed etnologi che confermano come simili atteggiamenti siano stati tenuti da maschi di altre nazioni e continenti: chi con la frusta, chi con un ramo di salice o altri strumenti ritenuti idonei, la consorte veniva “riportata alla ragione”. Nelle Marche lo strumento utilizzato per esprimere il ruolo dominante che era svolto dal marito ovvero la “ragione” faceva addirittura parte del corredo nuziale e, in certi casi, era tramandato di generazione in generazione dal padre della sposa al futuro genero per proseguire nell’educazione di subalternità della donna che, nonostante da figlia diventasse moglie, doveva essere egualmente formata in continuità attraverso le istruzioni che il padre trasmetteva al coniuge della figlia. Riflettere sulle vecchie usanze ci aiuta a capire come le donne abbiano percorso un faticoso viaggio verso la parità di genere, ma il fatto che la ragione continui a vivere nelle espressioni linguistiche ammonisce al contempo che il viaggio è finito e che le disuguaglianze non sono state definitivamente sconfitte e che altri ostacoli si frappongono tuttora e ricadute sono sempre in agguato. (notizie sulla “ragione” sono state desunte: Raffaele Corso, Rendiconti, vol. XII, anni 1941-1949), Istituto Marchigiano di Scienze Lettere e Arti, Ancona, 1950).
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