profumi

Il profumo, un mondo di raffinatezza e seduzione

Curiosità sul vezzo più antico del mondo. di Glenda Oddi L’etimologia della parola “profumo” non è molto chiara, i più vogliono che derivi dal termine latino “fumum” che vuol dire per l’appunto fumo, riferendosi probabilmente ai suffumigi con sostanze profumante.  L’inizio dell’uso di questa sostanza tra gli uomini si perde nell’antichità più remota, è impossibile capire con precisione quando è avvenuto effettivamente il suo primo impiego. Basti pensare che già gli egizi e i babilonesi ne facevano ampio uso e i primi lo consideravano talmente importante da avere un dio preposto ad esso: Nefertum. La più antica fabbrica di cui abbiamo attestazione è quella rinvenuta sull’isola di Cipro grazie a degli scavi archeologici, risale all’incirca al 2000 a.C. ed i suoi prodotti venivano esportati in tutto il Mediterraneo. Sia la produzione antica che quella contemporanea dei profumi si basano sull’uso non solo di piante ma anche di sostanze a dir poco repellenti come il vomito di balena e le ghiandole perianali di zibetto. Basti pensare al largo impiego in molti di essi dell’ambra grigia che è risultata essere il prodotto del processo digestivo dei cetacei. Sono numerose le credenze che hanno interessato i profumi, per esempio per lungo tempo si è ritenuto fossero legati alla salute, per cui gli antichi egizi credevano di poter curare attraverso gli odori, non a caso sono considerati i padri dell’aromaterapia. Inoltre si riteneva che il cattivo odore veicolasse la diffusione delle malattie, per questo durante le epidemie di peste i medici portavano una maschera in cui inserivano erbe aromatiche e si bruciavano sostanze odorose nelle case per purificarne l’aria. Infine, ci sono profumi e profumi, quelli di più alta qualità sono davvero costosi, questo perché necessitano di una raccolta dei componenti accurata e in grande quantità, per esempio un enorme numero di fiori colti

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Cucina dei fiori: bella da vedere, buona da mangiare

Chi ha detto che i fiori sono solo belli da vedere?Martina Göldner-Kabitzsch ha creato un vero e proprio business che ruota attorno a essi.I fiori che crescono nel suo giardino non finiscono in un vaso ma sono gli ingredienti per creme, gelatine e sciroppi. Di Anna Rita Rossi Martina Göldner-Kabitzsch ha avviato la sua attività nella cittadina di Schöneiche, vicino Berlino. La sua “cucina dei fiori” è stata fondata più di 20 anni fa; a ispirarla? Un viaggio in Provenza. I fiori, secondo Martina, non solo sono belli da vedere, ma introducono nei piatti cucinati un gusto completamente nuovo, inaspettato, insolito. Per avere ingredienti a portata di mano, sempre freschi, la signora Göldner-Kabitzsch ha creato un giardino di circa 120 metri quadrati dove coltiva tutti i tipi di fiori. Nella cucina di fiori se ne distinguono tre diversi tipi: Fiori con un odore e un sapore ben definiti, decisi, e facilmente riconoscibili quando si assaggiano; sambuco, gelsomino, lillà, lavanda e rosa sono i rappresentanti di questo primo tipo. Il secondo tipo di fiori non ha odore e il sapore è aspro, un esempio? La begonia. I fiori del terzo tipo si distinguono per il loro bell’aspetto, come fiordalisi, papaveri e viole, non profumano e hanno poco sapore. Martina Göldner-Kabitzsch oltre a vendere i suoi prodotti elargisce consigli alla sua clientela con cui ha rapporti molto stretti. Inoltre, ha anche aperto un bar dove è possibile gustare le sue singolari creazioni e bearsi con un mondo di sapori assolutamente nuovi.
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