verdura

Donne e alimentazione. Un’indagine svela le abitudini alimentari delle italiane

Pollo, frutta e verdura sono i cibi più gettonati di Glenda Oddi L’alimentazione è un elemento fondamentale per il nostro benessere. Un’interessante indagine della Doxa (azienda attiva nella ricerca di mercato e opinione pubblica) ci svela quali sono le abitudini alimentari delle donne italiane. Lo stile alimentare per le donne di ogni fascia di età risulta ancora prevalentemente mediterraneo con consistente consumo di frutta, verdura e carni bianche. Oltre il 70% del pubblico femminile dichiara di mangiare frutta e verdura. Il 94% mangia pollo e il 69% lo consuma ogni settimana. Oltre il 90% delle donne continua a mangiare carne, malgrado si registri una riduzione nel suo consumo in relazione ai rischi per la saluta se assunta in eccesso. Tra i vari tipi di carne quella di pollo è senza dubbio la preferita, questo perché è magra, nutriente, versatile per molte ricette, pratica e veloce da cucinare. Le over 35 tendono a mangiarlo soprattutto con ricette tradizionali, mentre le più giovani sperimentano soluzioni innovative di carattere etnico. Riguardo le diete, pare che siano praticate soprattutto dalle Millenials, circa la metà di esse afferma di averne seguita una negli ultimi 12 mesi. Malgrado questo la maggior parte del pubblico femminile intervistato, circa il 65%, si dichiara relativamente soddisfatta del proprio corpo. Il 22% dice di essere a proprio agio con la propria fisicità e solo il 10% dice di essere insoddisfatta. Il 3% delle donne confida in diete fai da te, mentre il 48% crede sia sufficiente per tenersi in forma controllarsi un po’ a tavola e fare una moderata attività fisica. Il sogno di tutte resta comunque quello di poter mangiare tutto quello che si vuole senza correre il rischio di ingrassare.
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S.O.S. CANDIDOSI ESTIVA

Prevenire le recidive con la naturopatia di Erica Angeletti (Naturopata) Tra i disturbi che maggiormente affliggono noi donne c’è sicuramente la candidosi, che in questo periodo può presentarsi spesso, rischiando di rovinarci le vacanze. Durante l’estate, infatti, le alte temperature e alcune abitudini sbagliate predispongono alla formazione di un ambiente caldo-umido a livello vaginale e le infezioni da candida aumentano considerevolmente. Da innocuo lievito normalmente presente nell’intestino, la candida albicansin condizioni “favorevoli” può passare alla forma patologica di fungo: perché? Questa trasformazione viene scatenata da un’alimentazione ricca di zuccheri (compresi gli alcolici), una insufficiente areazione delle zone genitali, scarse difese immunitarie e la distruzione, a seguito di cure antibiotiche, della flora batterica intestinale. Ecco che l’estate, momento dell’anno in cui siamo più inclini agli eccessi, ben si concilia con l’insorgenza di questo disturbo, alimentato da aperitivi frequenti, serate alcoliche, pasti irregolari, poche ore di sonno e costumi sintetici che restano bagnati per ore. Ecco 5 consigli da seguire per evitare la candidosi estiva: ridurre l’assunzione di latticini, zuccheri, farine raffinate, alcolici e cibi lievitati: è ciò di cui si ciba la candida e più ne mangiate, più la farete “crescere” indossare biancheria intima traspirante di cotone o lino ed evitare indumenti attillati o sintetici limitare l’uso dei salvaslip e utilizzare assorbenti di cotone usare detergenti intimi non aggressivi, poco schiumogeni e privi di SLS dopo il bagno al mare o in piscina fare subito la doccia e sostituire il costume bagnato con uno asciutto Quante di queste regole seguite abitualmente? Ricordate che basta poco per mantenersi in salute e che il nostro intestino gioca un ruolo fondamentale! Prendiamocene cura e le recidive spariranno definitivamente: un’alimentazione antinfiammatoria a base di acqua, verdura di stagione, cereali integrali e semi oleosi e una buona flora batterica intestinale sono il primo step per il nostro benessere generale. Non dimentichiamo infine di sfruttare le vacanze per riposarci: un buon sonno ristoratore è il migliore

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“A” come acqua, “A” come alimento

 di Serena Lepri L’acqua è una bevanda (anzi, sarebbe da dire LA bevanda) che non può mancare sulla tavola. Perché? Tanto per dirne una, aiuta la digestione! Quindi, come non usufruirne durante il pasto? Inoltre, bisogna ricordare che l’acqua è uno dei principali composti che partecipa alle reazioni biochimiche del nostro metabolismo, trasporta i nutrienti, contribuisce al mantenimento dell’elasticità di pelle e mucose. Perché l’acqua è un alimento? Perché non è composta solo da due molecole di idrogeno e una di ossigeno, ma in essa si trovano anche numerosi minerali che contribuiscono, proprio come a quelli che si trovano negli altri alimenti, al soddisfacimento del bisogno di questi micronutrienti, elementi inorganici con tante e importanti funzioni nel nostro organismo. Ma le acque sono tutte uguali? La risposta è no, infatti, ogni acqua possiede le sue caratteristiche. Esistono le cosiddette acque oligominerali che, come dice il nome stesso, sono povere di sali minerali e sono quindi più “leggere”, infatti si bevono con molta facilità. Le acque mediamente mineralizzate e quelle ricche di sali minerali sono, invece, ovviamente più ricche di minerali e, per questo motivo, rispecchiano maggiormente la definizione di “acqua come alimento”. Immagino che si penserà, quindi, che quelle con un più alto contenuto di minerali sono da preferire rispetto alle oligominerali. In realtà non esiste una risposta giusta in senso assoluto, in quanto, come per gli alimenti e i nutrienti, ad ogni persona dovrebbe essere consigliata la “sua” acqua, a seconda delle proprie esigenze. Per esempio, le acque oligominerali, essendo più “leggere”, come già osservato, si bevono in grande quantità e con maggior facilità e quindi sono consigliabili per chi ha difficoltà nel bere tanto durante la giornata o per chi soffre di calcoli renali ma, ahimè, hanno un difetto: sono carenti in minerali. Tuttavia, se si segue una

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Acido folico: vitamina importante per le mamme e non solo

Un recente studio dell’Università di Copeaghen ha rilevato che la carenza di acido folico nel sangue determinerebbe anomalie cromosomiche più dannose di quanto finora si pensasse. Di Carmela Marinucci Il folato, noto anche come acido folicoo vitamina B9, è una vitamina essenziale per la salute umana, tant’è che la ricerca scientifica ha collegato la sua carenza ad una serie di malattie, tra cui anemia, malattie mentali, demenza senile, cancro. Il deficit di folato durante la gravidanza è anche associato a difetti alla nascita tra cui difetti del tubo neurale (deformazione del cervello e del midollo spinale). È difficile trovare oggi una donna incinta che non conosca l’importanza del folato nella prevenzione dei difetti congeniti.  Tuttavia, poiché il corpo non può immagazzinarlo, il folato deve essere ricavato da alimenti che ne sono ricchi, come verdura e frutta o con l’assunzione di integratori di acido folico.  Fino ad ora, però, i ricercatori non erano mai stati in grado di stabilire la causalità, cioè se la deficienza di folato causi direttamente i disturbi o se questi siano l’effetto secondario della carenza di folati.  Un recente studio (Folate deficiency drives mitotic missegregation of the human FRAXA locus)pubblicato sulla prestigiosa rivista PNAS–Proceedings of the National Academy of Sciencesha fatto un po’ di luce sulla questione.Lo Studio è stato sostenuto in parte dal Progetto europeo CHROMAVISION, finanziato dall’UE nell’ambito del Programma Horizon 2020e che si concluderà a maggio di quest’anno, volto a comprendere appieno la gamma di malattie legate agli errori nella divisione cellulare e i meccanismi cromosomici, favorendo così la scoperta di farmaci.  I risultati dello Studio, condotto presso l’Università di Copenaghen, indicano che la carenza di folato può causare problemi legati alla divisione cellulare e alla replicazione del DNA. “Nello studio, dimostriamo che la deficienza di acido folico porta a livelli più elevati di anomalie cromosomiche più dannose di quanto si pensasse in precedenza– ha affermato uno degli autori dello

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