Due anni senza Milva, la “Pantera” di Goro 

Milva, insieme a Mina e la Vanoni, occupa un posto nell’Olimpo della canzone italiana 

Sono passati quasi due anni dalla scomparsa di Milva, la cantante che in molti posizionano nell’Olimpo della musica italiana, al fianco di Mina e Ornella Vanoni. Se ne è andata il 23 aprile del 2021 dopo una lunga malattia, durante la quale ha avuto al proprio fianco l’amata figlia Martina Corgnati e la segretaria Edith. Milva, al secolo Maria Ilva Biolcati, era nata a Goro, in provincia di Ferrara, il 17 luglio 1939: “mio padre voleva un maschio, diciamo che i miei genitori non si aspettavno una femmina -confidò in un’intervista negli anni ’90- quindi non avevano pensato ad un nome da bambina e nascendo io si trovarono impreparati, spiazzati. Così l’allevatrice suggerì ai miei di chiamarmi Milva”. Questo nome ai genitori andava bene, ma non al parroco che la battezzò: “non esistono sante di nome Milva -disse il prete- perchè non la chiamte Maria Ilva?”

Milva fu interprete prediletta da autori e registi, venne chiamata da Strehler, Piazzolla, Battiato e Morricone: nella sua lunga carriera, ultracinquantennale, si è divisa tra musica e teatro. E’ stata una donna dall’eleganza straordinaria, quasi eccessiva, se mai può diventare eccessiva questa qualità; capace di interpretare, cantare e recitare nei contesti qualitativamente più impegnati e nelle trasmissioni TV più leggere, con la stessa naturalezza e la stessa grande professionalità. 

Quando è ancora bambina chi la sente cantare suggerisce alla madre di mettere in evidenza quel talento vocale. 

A 17 anni Milva si trasferisce  con la famiglia a Firenze, per problemi di lavoro del padre. Ma poco dopo i Biolcati si spostano a Bologna. Milva (quindi) sapeva cantare e i soldi erano pochi: così cerca di sfruttare questo talento presentandosi ad un impresario bolognese. Il manager la guarda attentamente: “ero magra, con i capelli corti, gracilina e timida; insomma assomigliavo a Audrey Hepburn nel film “Sabrina”, così quell’impresario mi battezzò con quel nome”, disse Milva raccontando in una trsmissione Rai i suoi esordi. 

A 19 anni Milva si reca a Torino per partecipare al concorso delle voci nuove con la canzone “Acque amare”. Si classifica al primo posto. Nel capoluogo piemontese intanto incontra Maurizio Corgnati, critico d’arte e regista, che sposerà nel 1961. Due anni dopo nasce la figlia Martina, che da grande seguirà la strada del padre nel contesto della critica delle arti figurative, ereditando la personalità e lo stile della madre. Per Milva intanto arriva il Cinema: le sue doti nella recitazione emergono in “Canzoni a tempo di Twist”, “La bellezza di Ippolita”, accanto a Gina Lollobrigida e in “Appuntamento in Riviera”, accanto a Mina, Tony Renis, Claudio Villa e Franco Califano. 

Nel frattempo recita in altre sei pellicole, continua il lavoro in teatro con innurerevoli altri progetti e  trova il tempo per presentare diversi programmi televisivi. Passa dall’Angelo Azzurro di Roland Petit alla Scala, alla trasmissione televisiva di varietà “Al Paradise”, con una naturalezza unica.

Impara almeno cinque lingue, e gira il mondo, tra Giappone (ben 23 tournèe), Germania, Stati Uniti, Russia e Grecia. Negli anni novanta Milva torna a lavorare a teatro, tra cui ne “Il Pipistrello” di Johan Strauss e nel lavoro di Giorgio Strehler, “Non sempre splende la luna”. Canta l’impegno politico di Mikroutsikos e il Tango di Astor Piazzolla. 

Nel 2004 c’è l’incontro con Alda Merini: il compositore viareggino Giovanni Nuti musica le opere della poetessa dei Navigli e Milva le canta, esce così il Dvd “Milva canta Merini”.

Nel 2007 torna al Festival di Sanremo con la canzone “The show must go on”, scritta da Giorgio Faletti, mentre nel 2011, malgrado avesse dato l’addio l’anno prima alle scene, torna sul palco di un teatro nell’opera “La variante di Luneburg”

Milva, donna affascinante e ambizisa,  lasciò il marito qualche tempo dopo la nascita di Martina, in un’ intervista a Mara Venier a Domenica In, confidò: “col senno del poi non lo avrei dovuto abbandonare lui è stato l’uomo più importante della mia vita”

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