Il mito di Teti, madre dell’eroe greco Achille

Mitica ninfa marina della mitologia greca, una delle cinquanta figlie di Nereo, sposa del mortale Peleo e madre di Achille.

Chi era Teti

Era figlia di Nereo e Doride ed era la più bella tra le Nereidi.

La dea Temi profetizzò che la ninfa avrebbe generato un figlio che sarebbe diventato più ambizioso, intelligente e potente del padre.

Zeus e Poseidone entrambi s’innamorarono di lei ma Prometeo, saputo della profezia di Temi rivelatogli dalla propria madre Climene, confidò il segreto a Zeus per aver in cambio la propria liberazione. Poseidone, informato, decise con Zeus di destinare Teti a un matrimonio mortale per evitare che il loro figlio li superasse. 

Peleo, re di Ftia, affrontò molte sfide poiché Teti si trasformava in bestie feroci per sfuggirgli, ma riuscì a sposarla. Il matrimonio, celebrato sull’Olimpo, vide la dea della discordia Eris lanciare il pomo d’oro non essendo stata invitata, evento che portò al giudizio di Paride e alla guerra di Troia. 

Dall’unione di Teti e Peleo nacque Achille, che nell’Iliade trovò conforto nelle parole della madre. Teti aiutò Achille in due occasioni principali: immergendolo nel fiume Stige, rendendolo invulnerabile tranne che nel tallone, e chiedendo a Efesto di forgiare le sue armi per combattere contro Ettore. Alcune tradizioni raccontano che Teti vendicò la morte di Achille uccidendo Elena mentre tornava a Sparta con Menelao. In Tessaglia, Teti vinse una gara di bellezza contro Medea, giudicata da Idomeneo, re di Creta.

Teti fu coinvolta in altre vicende divine: insieme alla sorella Eurinome, accolse Efesto quando fu scagliato dall’Olimpo da Era. In segno di gratitudine, Efesto creò magnifici gioielli per Teti e sua sorella. Quando Era vide i gioielli, invidiosa, chiese a Teti chi li avesse creati e, scoprendo che erano opera di Efesto, chiese di rivederlo.

Teti e la Storia dell’Arte

Il mito di Teti come divinità e madre di Achille ha lasciato un’impronta nella Storia dell’Arte, infatti, molti grandi artisti hanno immortalato la sua leggenda in splendide opere d’arte.

Giove e Teti è un dipinto su tela di Jean-Auguste-Dominique Ingres, realizzato nel 1811 e conservato nel Museo Granet di Aix-en-Provence, Francia.

Ingres s’ispirò al primo canto dell’Iliade, in cui Teti, madre di Achille, chiede a Giove di favorire i Troiani affinché il figlio, ritiratosi per una disputa con Agamennone sulla schiava Briseide, torni a combattere. Il dipinto raffigura la ninfa Teti inginocchiata, vestita con un drappo grigio-verde e un velo bianco, mentre intercede presso Giove per il figlio Achille. 

La sua mano sinistra sfiora il mento del dio, lisciandogli la barba, e la destra gli cinge le ginocchia. Giove, seduto su un maestoso trono con immagini della Gigantomachia alla base, indossa un drappo rosato e ha accanto l’aquila, simbolo del suo potere. Con una barba fluente, capelli scuri e un’aureola a sette raggi, Giove appare imperturbabile e divino. Sullo sfondo, nel cielo burrascoso solcato da luminescenze rossastre, s’intravede il volto di Giunone, sua gelosa moglie.

A Parma, nel Complesso Monumentale della Pilotta, nella Galleria Nazionale, si trova un bellissimo quadro del pittore francese Pierre Rogat intitolato “Teti immerge Achille nello Stige”, del 1788.

L’azione si svolge in un vasto paesaggio classico. A destra, i piani di un alto monte e le rovine di un tempio dorico, simile a quello di Segesta. A sinistra, una grande quercia ombreggia Teti e le ancelle, legate da una sequenza armoniosa di gesti. L’atmosfera mitica e silente, la struttura rigorosa e il modellato scultoreo delle figure richiamano l’opera di Poussin, come spesso notato dalla critica.

A Vicenza, nella splendida cornice di Villa Valmarana Ai Nani, si trova un magnifico ciclo di affreschi del grande Giambattista Tiepolo.

Questa pittura a fresco fa parte di una serie di tre dipinti nella Sala dell’Iliade, raffiguranti episodi del primo libro dell’Iliade. Il dipinto (affresco) mostra l’incontro tra Achille e sua madre Teti. Infatti, è intitolato Teti consola Achille, datato 1757.

Achille, addolorato per il rapimento della sua schiava Briseide da parte di Agamennone, è raffigurato su una terrazza vicino al mare, dove appare Teti tra i flutti marini per consolarlo, accompagnata da una ninfa nereide.

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By Rosa Maria Garofalo

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