personaggi letterari

La leggerezza sotto forma di personaggio: la regina Mab

Shakespeare ha scritto di gelosia appassionata, di sete insaziabile di potere, di sangue e morte, di faide familiari e di vendette terribili, ma sapeva anche “assottigliare” la sua scrittura fino al punto di descrivere la grazia e la delicatezza di una fata. di Anna Rita Rossi Le tragedie del bardo sono note a tutti: forti passioni agitano i suoi personaggi che spesso sembrano essere trascinati da un inesorabile destino.Ma all’interno delle sue tragedie e nelle commedie trovano spazio figure che alleggeriscono la narrazione e sembrano alleviare il pesante fardello che la sua “umanità letteraria” deve costantemente sopportare. Tra queste creature leggiadre, una figura che mi ha sempre affascinato è quella della regina Mab (una fata che compare anche in altre opere della letteratura del XVII secolo) che Shakespeare nomina nel suo dramma Romeo e Giulietta (atto I Scena IV) attraverso le parole di Mercuzio, amico di Romeo e un vero acrobata delle conversazioni; un personaggio dalla lingua sciolta e dallo spirito pronto che anima i suoi discorsi con punte di cinismo, qualche nota osé e un’arguzia sottile. La capacità del narratore di rendere la natura sostanziale di una fata è davvero mirabile.Inizia descrivendo le dimensioni infinitesimali della creatura: in forma non più grossa di un agata all’indice di un anziano e in grado di sostare sul naso di qualcuno mentre è addormentato.A questo punto, la fantasia prende la briglia al narratore che si profonde in una serie di metafore per descrivere la leggerezza di questo personaggio che si avvale di un suo corteo fatto di atomi e di un esclusivo e minuto cocchiere: un moscerino in livrea grigia. Persino la sua carrozza è un’opera di alta ingegneria, un gioiello di minuzie prive di peso e di spessore: i raggi delle ruote del suo carro son fatti di esili zampe di

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Elizabeth Bennet: un personaggio rivoluzionario che fa ancora sognare

Il romanzo “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen, pubblicato nel 1813, a distanza di ben due secoli fa ancora sognare molte donne, ma non si tratta solo di una storia d’amore: è un ritratto brillante e dettagliato della società ottocentesca. di Anna Rita Rossi Non so voi ma io ho amato in modo particolare la giovane Elizabeth Bennet, protagonista del romanzo della Austen, per le sue indubbie qualità, ma soprattutto per la sua indomabile natura, per la sua capacità di tenere fede ai suoi principi, nonostante gli usi e i costumi della sua epoca e il rigido classismo che la contraddistingueva. “Lizzy”, come viene affettuosamente chiamata in famiglia, è la seconda delle cinque figlie della famiglia Bennet; è una ragazza giovane – non ha ancora compiuto 21 anni – ed è dotata di una rara sensibilità, al contempo, ha un carattere deciso, unito a una spiccata personalità e a una vivace intelligenza. Le sue affermazioni e soprattutto il suo modo di agire denotano la sua forza d’animo e le sue convinzioni che la spingono a ribellarsi e a lottare con tutte le sue energie contro consuetudini assurde che non tengono conto dei desideri individuali, specie quelli di una giovane donna. Le forti emozioni che guidano Elizabeth, a volte, la portano a giudicare erroneamente le persone, come nel caso di Wickham e Mr. Darcy, ma la sua razionalità la aiuta a tornare sui suoi passi e a rivedere i suoi giudizi e le sue opinioni. Dotata di un forte senso morale, Elizabeth è un mix di femminilità e ribellione, di sensibilità e dolcezza; una mescolanza armoniosa cui si aggiunge un pizzico di ironia pungente, ereditata dal padre che la adora e la considera la preferita tra le sue figlie, quella con cui ha gli scambi intellettuali più interessanti e stimolanti. Perché

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Le donne del Decameron: tutti i possibili modi di essere donna

Il Decameron di Boccaccio, oltre a essere una delle opere più note e importanti della letteratura trecentesca europea, è un omaggio alle donne e un’interessante sfilata di tipologie femminili. Di Anna Rita Rossi . I personaggi del gentil sesso – ritratti dal Boccaccio, attraverso le parole dei giovani che si dilettano a raccontare le novelle raccolte nel libro – risentono dei tempi in cui l’autore viveva, ma sono già proiettati verso una condizione più moderna.La leggiadra schiera di donne del Decameron è composta da figure con le quali il Boccaccio può presentare tutti i possibili modi di essere donna: dal più negativo al più positivo e grandioso. Entro tali confini, Boccaccio è capace di cogliere tutte le possibili sfumature.Può essere molto piacevole aggirarsi tra questi esempi femminili che incarnano, a seconda dei casi, una serie di atteggiamenti, vizi e virtù.Scorrendo le cento novelle, narrate in dieci giorni da un gruppo di giovani – sette donne e tre uomini che si trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla peste nera – riscontriamo che Boccaccio è riuscito a rappresentare caratteri e personalità diverse senza trascurare nulla, e le varie situazioni in cui questi personaggi sono calati ne rivela non solo l’apparenza, ma anche i risvolti più intimi.Le donne delle sue novelle sono di volta in volta: astute, ingenue, virtuose, viziose, sciocche, sagge, piene di iniziativa, remissive, devote, fedeli, adultere.Insomma, una carrellata molto varia, ma quello che più conta è la vitalità insita in questi esempi femminili così ben tratteggiati.Se decidete di avventurarvi in questa magnifica opera, posso già farvi un’anticipazione: non ve ne pentirete.
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