La complicità di Marylin Monroe dietro l’ascesa di Ella Fitzgerald

Quando l’alleanza tra donne consente di abbattere tutti i muri

Siamo nell’America anni ’50, tempi di tremenda discriminazione razziale che non risparmiava di certo nemmeno gli artisti. E così fu per Ella Fitzgerald, riconosciuta poi come una delle migliori e più influenti cantanti jazz della storia, nonchè vincitrice di 14 Grammy. Ebbene in ragione del colore della sua pelle, la Fitzgerald nonostante avesse dato prova del suo innegabile talento vocale e musicale, non poteva esibirsi nei locali. Al tempo il “Mocambo” dove si esibiva, tra gli altri, anche Frank Sinatra, poteva rappresentare un bel trampolino di lancio, ma le sue porte sarebbero forse rimaste per sempre sbarrate per la Fitzgerald se non fosse intervenuta “Qualcuna”. 

Fu così che Marylin Monroe contattò il proprietario del Mocambo al quale venne fatta una proposta piuttosto audace per l’epoca. Se il proprietario avesse permesso alla Fitzgerald di esibirsi nel suo locale la Monroe avrebbe prenotato un tavolo tutte le sere, proprio di fronte al palco. Una mossa molto strategica quella di Marylin, il cui ritratto sconfina sempre purtroppo nel profilo di una bomba sexy, fragile e svampita. Tratti che sinceramente sono poco credibili fino in fondo se si considera anche quanto sia stata difficile la sua infanzia. Spesso infatti le infanzie difficili costringono semmai a crescere e a maturare anzitempo e non a rimanere eterne bambine in attesa del principe azzurro. Ma si sa che quando si attaccano addosso delle etichette funzionali per un certo tipo di marketing, come è successo a Marylin, è poi difficile far trapelare dell’altro.

Questo gesto però è molto significativo e dice più di mille parole scritte o pronunciate. Una diva nota e apprezzata che se ne infischia di colori e competizione tra donne e che anzi fa da apripista ad un’altra donna di talento. Una mossa che si rivelerà vincente per l’ascesa della Fitzgerald che avrà così modo di farsi conoscere meglio e allargare la sua fama. Perché ovviamente il proprietario, sicuramente allettato dalla prospettiva di avere il pienone nel locale, proprio grazie alla presenza della Monroe, accettò la proposta in barba alle questioni razziali. Un plauso all’arguzia, alla personalità e alla “sorellanza” di Marylin che fu ben più di un bel corpo seducente e di un fare “fintamente” civettuolo apparso nei rotocalchi.   

Di Maria Teresa Biscarini

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