inquinamento

Venere in bicicletta: i vantaggi delle due ruote e la storia di un rapporto avventuroso

La bicicletta è uno straordinario strumento per la tutela dell’ambiente, un mezzo di locomozione green e pratico, da tutti i giorni. Cosa ne pensa il gentil sesso di questo mezzo? di Martina Stimilli Utilizzare la bicicletta per piccoli o grandi spostamenti è un regalo che possiamo fare a noi stesse e alla natura. Lunedì 3 giugno, si è celebrata la Giornata Mondiale della Bicicletta, istituita l’anno scorso dall’Onu per promuovere la mobilità ciclistica. Perché si parla tanto di bicicletta? L’intento è quello di scoprirne tutti i benefici per il nostro corpo e all’ambiente in cui viviamo. La bicicletta è il mezzo a due ruote che ci consente di praticare una giusta attività fisica, all’aria aperta e (volendo) in compagnia di un gruppo di amici. Pedalare, anzitutto, giova al cuore; l’attività costante, prodotta dalle gambe in movimento, rende il cuore più forte e resistente alla fatica, la frequenza cardiaca diminuisce e la pressione si abbassa. Una lunga pedalata, inoltre, permette di bruciare molte calorie. Un esempio? Ad un buon ritmo, ovvero quello che ci consente di fare una breve chiacchierata ogni tanto, si bruciano circa 400 calorie all’ora. La Giornata Mondiale, tuttavia, non è nata unicamente per sensibilizzare le persone a divenire più sportive. Il vero obiettivo è certamente quello di creare una maggiore consapevolezza sui cambiamenti climatici e, allo stesso tempo, proporre alternative green per salvare il nostro pianeta. A tal proposito la bicicletta è stata eletta a simbolo di una locomozione 2.0, tutta sostenibile. La bicicletta, infatti, sarebbe un ottimo mezzo, per limitare, almeno negli spostamenti urbani, l’uso di automezzi e di combustibili fossili. Luci e ombre Le due ruote stanno scalando gradualmente l’agenda politica delle amministrazioni locali; salgono infatti la disponibilità media di infrastrutture ciclabili (+9% dal 2015), la percentuale di città dove è consentito trasportare le bici

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World Bee Day: api regine della terra e sentinelle della vita

Nel World Bee Day si celebra l’importanza di un patrimonio biologico da salvaguardare per la tutela della biodiversità e della vita sul pianeta. di Carmela Marinucci Vi è mai capitato di imbattervi nello slogan: “Adotta un’arnia”? Non pensavo fosse vero, ebbene tutto ciò è possibile.  È un’iniziativa nata da parte di diversi produttori di miele che in questi ultimi anni hanno registrato un calo della produzione e una preoccupante morìa degli insetti a causa dell’utilizzo indiscriminato di sostanze chimiche in agricoltura, dei mutamenti climatici e dell’inquinamento di aria, acqua e suoli. Il tutto in un contesto sociale che ancora fatica a riconoscere l’importanza che gli insetti impollinatori in generale e, le api, in particolare, rivestono per l’equilibrio e la sopravvivenza della vita sul nostro pianeta; anche la nostra! “Adotta un’arnia” è dedicato a privati cittadini che intendono, tramite una semplice donazione, “adottare” una comunità di api per la durata di un anno con la possibilità di monitorare (anche da casa) la crescita dell’alveare scelto o, se possibile, decidere di curare la comunità di insetti nel proprio giardino. Al termine della stagione produttiva l’adottante riceve una quota del miele prodotto dall’arnia adottata. Le api non producono solo il miele, alimento importante per il nostro organismo quale fonte di energia, ma anche propoli, pappa reale, cera e veleno d’api, quest’ultimo meno conosciuto ma utilizzato in farmacia e medicina (a tutt’oggi ancora studiato scientificamente per scoprirne ulteriori benefici terapeutici). Il miele: prezioso alleato della NaturaFin dall’antichità ha rappresentato, l’unico alimento zuccherino e l’unico dolcificante.Consacrato a Giove per gli antichi Greci (che ritenevano le api messaggere degli dei), il miele è più volte citato positivamente nell’Antico Testamento. Tra gli Egizi era molto apprezzato, non a caso accanto alle mummie venivano deposti vasi pieni di questo alimento da consumarsi durante il viaggio verso l’Aldilà. I

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Tumore mammario nella regione Marche

Uno Studio epidemiologico dell’ARPA Marche descrive la distribuzione e l’andamentotemporale dell’incidenza di ricovero ospedaliero per tumore alla mammella nella Regione Marche. Di Carmen Marinucci PM2,5 e PM10 ovvero il particolato atmosferico con valori inferiori a 2,5 μg/m3 millionesimo di grammo per metro cubo d’aria analizzata e a 10 μg/m3, costituiscono una miscela complessa di sostanze chimicamente e fisicamente differenti, classificata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) fra i cancerogeni certi per l’uomo. Per la loro capacità di penetrare nel sistema respiratorio, oltre la laringe, costituiscono l’inquinante a maggiore impatto ambientale nelle aree urbane, poiché per effetto delle loro piccole dimensioni, restano sospese in atmosfera per tempi più o meno lunghi.Tali polveri si originano sia da fonti naturali che antropogeniche, ma quelle fini derivano principalmente dall’utilizzo di combustibili fossili (riscaldamento domestico, centrali termoelettriche, ecc.), dalle emissioni degli autoveicoli; dall’usura dei pneumatici e dei freni e del manto stradale, da vari processi industriali (fonderie, miniere, cementifici, ecc.).Fra le diverse evidenze scientifiche, un’importante metanalisi (vengono messi assieme dati di altri studi e ricerche in modo da trarre conclusioni più forti di quelle che sarebbero state evidenziate sulla base di ogni singolo studio) effettuata dal Progetto europeo ESCAPE (European Study of Cohorts for Air Pollution Effects) ha confermato una significativa associazione tra incrementi delle concentrazioni di PM2,5 e PM10 e rischio di tumore al polmone, ma è da sottolineare che, più di recente, l’attenzione dei ricercatori si è rivolta, oltre che verso le neoplasie polmonari, anche verso lo studio del possibile legame tra l’esposizione a particolato sottile e forme tumorali a carico di altri. Per ciascun comune marchigiano è stato determinato il valore medio del PM2,5 sulla base dei dati di esposizione forniti dall’ENEA. È bene precisare lo studio, comportando la semplice descrizione della distribuzione nel tempo e nello spazio dell’esito sanitario

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Women4Climate: ovunque trovi donne che lottano per la giustizia climatica

Sono sempre più numerose le donne con ruoli di responsabilità che sono fautrici di una dura lotta politica contro i cambiamenti climatici che impattano sui Diritti umani e di equità di genere. Di Carmen Marinucci Intervenuta alla Conferenza TEDWomen del 2015 (Monterrey-California, 27-29 maggio 2015) per parlare sul perché i cambiamenti climatici costituiscono una minaccia per i diritti umani, l’ex Presidente della Repubblica d’Irlanda Mary Robinson, ex Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, ha ricordato la Marcia per il Clima di New York del 21 settembre 2014, quando alla vigilia della Conferenza ONU sul Clima (23 settembre 2014), si svolse la più grande manifestazione per il clima mai avvenuta.“Ricordo molto bene la Marcia per il Clima dello scorso settembre, fu un grande stimolo, non solo a New York, ma in tutto il mondo, e dobbiamo costruirci sopra – ha sottolineato la Robinson che ora presiede la Fondazione che porta il suo nome per la Giustizia Climatica  Marciavo con delle famiglie anziane, e vidi un cartellone un po’ più lontano, ma eravamo così stretti gli uni agli altri, perché dopo tutto, c’erano 400 000 persone per le strade di New York, che non riuscii ad arrivare a quel cartellone, mi sarebbe piaciuto poterci camminare dietro, che diceva, ‘Nonne Arrabbiate!’ (considerando le risate del pubblico, il termine angry doveva avere un senso… più forte)”. Il rispetto dei Diritti umani e dell’equità di genere sono infatti elementi imprescindibili per affrontare gli impatti del cambiamenti climatici, come peraltro è ben consapevole un’altra leader della causa qual è Alexandra Ocasio-Cortez, la più giovane donna che sia mai stata eletta al Congresso statunitense, appartenente all’ala progressista del Partito Democratico statunitense, entrata alla Camera dei Rappresentanti con le elezioni di mid-term dello

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Microplastiche: come si formano, dove stanno, che fine fanno

Lo stato di salute dei mari ci fa riflettere sull’uso di prodotti cosmetici, tessili ed imballaggi che contribuiscono alla produzione di rifiuti che spesso, poi, ci tornano sul piatto. Di Eleonora Sbaffi   Si sente sempre più spesso parlare del problema delle microplastiche, disperse soprattutto in mare, causa di effetti nocivi sull’ambiente e, forse, sulla salute dell’uomo. Ma com’è nato il fenomeno e perché ha raggiunto tali dimensioni da costituire un’allerta globale?   La microplastica è quel materiale eterogeneo e microscopico che si trova in sospensione nei mari del mondo. Deriva dalla frantumazione di pezzi più grandi di plastica galleggiante causata dal moto ondoso, dall’attrito con delle rocce e dall’azione dei raggi UV del sole. Questo materiale che non si biodegrada, spesso si raggruppa in grandi “isole” che prima o poi affondano e si sbriciolano, col tempo, in minuscole particelle.   A questo punto entrano nella catena alimentare, ingerite dapprima da microorganismi che a loro volta sono mangiati da predatori sempre più grandi, fino ad arrivare ai pesci che consumiamo come alimento.   Ma non è solo la nostra incuria nella gestione dei rifiuti a creare i presupposti delle microplastiche in mare. Molte ci arrivano attraverso vie più dirette; ad esempio, quelle che si trovano all’interno delle creme esfolianti e in certi prodotti cosmetici come glitter e scrub… che contengono microsfere e chip in polietilene.   Le microplastiche nei prodotti cosmetici Questo materiale è presente in quantità considerevoli nella maggior parte dei prodotti che usiamo per la cura del nostro corpo; un articolo apparso su “La Stampa” afferma che solo in Italia ci sono 37 aziende che producono ben 81 prodotti che contengono plastica e che vengono venduti come naturali. Parliamo di docciascrub, creme esfolianti ma anche dentifrici. Il problema nasce dal fatto che i filtri degli scarichi delle nostre

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