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Idratazione: come comportarsi durante l’attività sportiva

Bere poco e spesso, evitare l’uso di sali a meno che non si pratichi un’attività davvero intensa e assumere solo sostanze a temperatura ambiente sono i punti fondamentali. di Glenda Oddi Quando pratichiamo sport sappiamo tutte che è particolarmente importante mantenersi idratate, ma quando e come è possibile farlo al meglio? Innanzi tutto bisogna chiarire che il nostro corpo è principalmente composto di acqua e ogni qual volta la nostra temperatura corporea si alza, perché stiamo praticando sport o per altro motivo, il nostro organismo tende automaticamente a ripristinare la propria temperatura ideale attraverso due processi: la vasodilatazione dei capillari (funzionale a trasferire il calore verso la superficie della pelle) e la sudorazione. La sudorazione comporta la perdita di grandi quantità d’acqua e sali da parte del nostro organismo e se non adeguatamente reintegrati portano alla disidratazione. Comunque a meno che non si pratica un’attività fisica particolarmente intensa che porta alla perdita di grandi quantità di sali è sempre meglio optare per la reidratazione con la semplice acqua. Da tenere a mente che non tutte le acque sono uguali, la scelta di una con un buon livello di bicarbonato sarà utile per combattere l’intensa produzione di acidi caratteristica dell’attività fisica. Indipendentemente se si opta per l’uso della semplice acqua o di soluzioni con sali minerali è fondamentale ingerire solo liquidi a temperatura ambiente per evitare la congestione. Riguardo a quando bere durante l’attività sportiva, è raccomandabile assumere piccole quantità prima, durante e dopo la sessione di allenamento evitando di ingerire grandi quantità in una sola volta. La quantità d’acqua da reintegrare varia da soggetto a soggetto a seconda della durata e dell’intensità dell’attività fisica e potrà essere assunta non solo tramite bevande, ma anche attraverso alimenti ricchi di questa sostanza e freschi, come la frutta, che aiuteranno anche ad abbassare

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Fine della Premier femminile?

di Riccardo Pallotta Secondo quanto riportato da BBC Sport, le squadre femminili di Super League e Championship presumono che la loro stagione non riprenderà.Tuttavia, nessuna decisione sarà finalizzata fino alla conclusione di un processo di consultazione formale. I club riceveranno una lettera dalla Federcalcio che chiede il loro punto di vista.Resta inteso che il consiglio congiunto WSL e Women’s Championship deciderà quindi come determinare i piazzamenti finali.Le squadre maschili della Premier League hanno iniziato gli allenamenti senza contatto martedì, con le giocatrici del campionato che sperano di seguire l’esempio dal 25 maggio.Resta inteso che WSL e le squadre femminili di secondo livello non si aspettano di raggiungere questo stadio in questo periodo.Una delle questioni più urgenti dei campionati femminili è informare l’Uefa su come saranno determinate le due squadre di qualificazione dell’Inghilterra per la Champions League femminile della prossima stagione, con l’avvicinarsi di una scadenza.Il 23 aprile, il comitato esecutivo dell‘Uefa ha approvato le linee guida che affermano che, se una lega dovesse essere prematuramente interrotta per motivi legittimi, l’organo di governo del calcio europeo “richiederebbe all’associazione nazionale interessata di selezionare i club per le competizioni Uefa per club per il periodo 2020-21 in base allo sport merito nelle competizioni nazionali 2019-2020 “.Non sono ancora state prese decisioni in merito alla retrocessione di una squadra del WSL o alla promozione di una squadra del Campionato se non è possibile giocare più partite.Un portavoce della FA ha dichiarato lunedì che “continuerà a consultarsi” con i club sulla “possibilità di terminare” la stagione del WSL e del campionato femminile, aggiungendo che è “chiaro che ci saranno sfide significative” nel completare la campagna.La voglia e il desiderio di tifosi e giocatrici sembra quello di proseguire la stagione, ma al momento nulla è lasciato al caso e bisognerà quindi attendere.
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100 donne per immaginare un futuro declinato al femminile

La BBC ha pubblicato l’elenco delle 100 donne più influenti dell’anno; di alcune i media si sono già interessati, ma la maggior parte sono poco conosciute e tuttavia costituiscono esempi che altre possono assumere per affermare diritti tuttora negati. di Carmela Marinucci Come ogni anno dal 2013 nel mese di ottobre la rete britannica BBC stila l’elenco delle 100 donne più influenti dell’anno (most powerfull women), che si sono distinte in vari settori per l’affermazione dei diritti delle donne e che potrebbero ispirare tante altre a seguirne l’esempio. Il criterio di selezione di quest’anno era incentrato sul tema di come sarebbe il futuro al femminile, piuttosto che essere declinato come per lo più avviene dagli uomini, tenendo conto anche della distribuzione geografica delle candidate. I profili di quelle prescelte sono stati poi inseriti nelle categorie precostituite sulla base delle loro prevalenti attività: 19 sono attiviste, in vari settori; 19 hanno un ruolo da leadership; 18 sono professioniste affermate in campo scientifico e tecnologico; 17 si sono distinte in creatività; 14 lavorano nell’ambito della sanità; 13 sono atlete. Alcune di queste sono già famose, altre poco conosciute ai media, tutte comunque rappresentano in qualche modo le aspirazioni e gli ideali di tante altre donne. Tra le prime spiccano i nomi di:– Greta Thumberg, l’attivista ambientalista svedese che con il suo sciopero scolastico del venerdì, per attirare l’attenzione dei politici sui rischi correlati all’inazione sui cambiamenti climatici, ha ispirato il movimento globale degli studenti “Friday for Future”;– Alexandria Ocasio-Cortez diventata la più giovane donna eletta (29 anni) al Congresso statunitense e nota per avere presentato, assieme al suo collega del Partito Democratico Ed Markey la risoluzione sul cosiddetto “Green New Deal“, volto a stimolare lo sviluppo della green e blue economy per creare nuovi posti di lavoro e la riconversione dei lavoratori

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Sport e amore: al Tour de France vanno di moda le proposte di matrimonio

Nell’ultima spettacolare tappa del Tour de France, alle emozioni sportive si sono aggiunte quelle del cuore: ben due ciclisti al termine della gara con l’anello in tasca hanno chiesto alle loro compagne di sposarli. di Anna Rita Felcini E’ proprio vero, Parigi è la città dell’amore. E non sanno resisterle nemmeno i professionisti dello sport. Ben due ciclisti, impegnati nell’ultima, faticosa tappa del Tour de France 2019 del 28 luglio scorso, al termine della gara nella città più romantica del mondo, hanno compiuto un gesto che ha regalato emozioni inattese. Il primo, il belga Kevin Van Melsen, corridore della Wanty-Gobert Cycling Team, ha trovato una maniera al tempo stesso inusuale e decisamene appassionata per dichiarare il proprio amore e chiedere alla fidanzata Ophèlie di sposarlo. Infatti, ha corso l’intera tappa che ha condotto il Tour de France da Rambouillet fino alla classica passerella sugli Champs-Elysèes (un ultimo sforzo da 127 km) con in tasca l’anello che intendeva regalarle, custodito teneramente tra le borracce. Dopo aver tagliato il traguardo, Van Melsen ha raggiunto con la bici il bus della sua squadra e lì ad aspettarlo c’era la compagna alla quale, in ginocchio, ha mostrato l’anello e ha fatto la proposta di matrimonio. Per il 32enne è stato il primo grande giro in carriera, ma siamo sicuri che la data del 28 luglio rimarrà per sempre impressa nel suo cuore anche per la romanticissima scena. Ma il belga non è stato il solo ad avere l’idea di abbinare sport e amore. Anche il ventitreenne Ivàn Garcìa Cortina, che corre per il team Bahrain-Merida, si è presentato a Parigi con un anello in tasca e una proposta di matrimonio per la fidanzata Carla Nafrìa de Miguel. Al termine della faticosissima gara, ha compiuto il gesto più importante del suo Tour de France, conquistando

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Venere in bicicletta: i vantaggi delle due ruote e la storia di un rapporto avventuroso

La bicicletta è uno straordinario strumento per la tutela dell’ambiente, un mezzo di locomozione green e pratico, da tutti i giorni. Cosa ne pensa il gentil sesso di questo mezzo? di Martina Stimilli Utilizzare la bicicletta per piccoli o grandi spostamenti è un regalo che possiamo fare a noi stesse e alla natura. Lunedì 3 giugno, si è celebrata la Giornata Mondiale della Bicicletta, istituita l’anno scorso dall’Onu per promuovere la mobilità ciclistica. Perché si parla tanto di bicicletta? L’intento è quello di scoprirne tutti i benefici per il nostro corpo e all’ambiente in cui viviamo. La bicicletta è il mezzo a due ruote che ci consente di praticare una giusta attività fisica, all’aria aperta e (volendo) in compagnia di un gruppo di amici. Pedalare, anzitutto, giova al cuore; l’attività costante, prodotta dalle gambe in movimento, rende il cuore più forte e resistente alla fatica, la frequenza cardiaca diminuisce e la pressione si abbassa. Una lunga pedalata, inoltre, permette di bruciare molte calorie. Un esempio? Ad un buon ritmo, ovvero quello che ci consente di fare una breve chiacchierata ogni tanto, si bruciano circa 400 calorie all’ora. La Giornata Mondiale, tuttavia, non è nata unicamente per sensibilizzare le persone a divenire più sportive. Il vero obiettivo è certamente quello di creare una maggiore consapevolezza sui cambiamenti climatici e, allo stesso tempo, proporre alternative green per salvare il nostro pianeta. A tal proposito la bicicletta è stata eletta a simbolo di una locomozione 2.0, tutta sostenibile. La bicicletta, infatti, sarebbe un ottimo mezzo, per limitare, almeno negli spostamenti urbani, l’uso di automezzi e di combustibili fossili. Luci e ombre Le due ruote stanno scalando gradualmente l’agenda politica delle amministrazioni locali; salgono infatti la disponibilità media di infrastrutture ciclabili (+9% dal 2015), la percentuale di città dove è consentito trasportare le bici

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Beatriz Neila al VR Master Camp 2019: quando la moto è donna!

La diciassettenne spagnola è la prima donna a partecipare al prestigioso corso di perfezionamento per giovani piloti promosso da Yamaha e Valentino Rossi di Alberto Piastrellini Rivoluzione “rosa” per la VR46 Riders Academy di Valentino Rossi: per la prima volta una ragazza, Beatriz Neila,  è stata ammessa a frequentare il prestigioso corso VR46 Master Camp edizione 2019. L’iniziativa, un vero e proprio corso di perfezionamento per giovani piloti talentuosi organizzato da Yamaha in collaborazione con il campione marchigiano delle dure-ruote è giunta quest’anno alla sua settima edizione e per la prima volta, nel carnet dei fortunati partecipanti figura anche una centauressa: la diciassettenne spagnola Beatriz Neila che parteciperà con i colleghi Kevin Sabatucci (20 anni), Jacopo Facco (Semakin Di Depan Biblion Motoxracing; 19 anni), Finn de Bruin (Team Trasimeno Yamaha), diciottenne olandese, Andy Verdoïa (BCD Yamaha MS Racing; francese di 16 anni). Svolto dal 22 al 26 maggio presso il Ranch del Dottore a Tavullia (PU) l’obiettivo dell’iniziativa è quello di migliorare le capacità e la professionalità dei giovani piloti che già vestono i colori Yamaha usufruendo di lezioni, consigli, supervisione ed esperienza di professionisti di chiara fama nel mondo racing, tra cui, ovviamente il pluricampione mondiale Valentino Rossi. Malgrado la giovane età, la madrilena Beatriz Neila ha già un curriculum di tutto rispetto in sella alle due ruote e quest’anno partecipa al Mondiale Supersport 300 per Yamaha (MS Racing team) sulle orme di Ana Carrasco, anche lei spagnola già campionessa della categoria. Nata nel 2002, Neila già a otto anni correva nelle competizioni e a 15 anni figurava alla Red Bull MotoGP Rookies Cup e alla European Talent Cup, malgrado un infortunio accaduto nel corso del precampionato. Lo scorso anno, mostrando una grinta unica, l’allora sedicenne è ripartita alla grande nel CEV RFME Supersport 300, dove è salita più

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SUBACQUEA RICREATIVA: PIÙ GIOCO CHE SPORT PER VIVERE IL MARE

Curiosità, consapevolezza, sicurezza aprono le porte di un mondo meraviglioso all portata di tutti. Di Alberto Piastrellini La Creatura, una massa di materia vivente rosa shocking coperta di appendici e tozzi tentacoli, si muove lentamente strisciando sulla roccia coperta di concrezioni gialle, arancioni e viola… Nel frattempo lei sperimenta la sensazione di libertà assoluta data dall’assenza di peso; lui, il senso dell’udito amplificato. La loro vista si perde a scoprire colori mai visti che si accendono al passare della fonte di luce portatile… Il brivido dell’ignoto, il richiamo dell’abisso e l’abbraccio di una dimensione neanche tanto aliena che li riaccoglie in sé dopo una separazione di milioni di anni. Non è la fantasia di un viaggio interstellare ancora di là da venire, né il sogno lisergico di qualche poeta maledetto, è l’esperienza di rivelazione che porta con sé i primi “passi” nella subacquea ricreativa con autorespiratore (nello specifico, l’incontro con un nudibranco Flabellina affinis, spettacolare rappresentante di quei molluschi senza conchiglia veri e propri “gioielli del mare”). Un’attività alla portata di tutti e di tutte le età che si può provare con un minimo di preparazione fisica (sappiate che in palestra si fatica molto, ma molto di più), un piccolo investimento in termini di tempo (le attrezzature specifiche verranno poi, all’inizio si possono anche affittare) e una buona dose di curiosità e di voglia di mettersi in gioco. Le possibilità sono tante e variamente distribuite sul territorio nazionale: Scuole, Diving, Piscine attrezzate, Associazioni sportive e istruttori, si trovano un po’ dappertutto, non solo in località di mare; il web in questo senso è un ottimo punto di partenza per valutare dove iniziare e quale didattica seguire. Perché se immergersi con autorespiratore è un’attività bellissima, appagante ed emozionante, è pur vero che qualche regola teorica e pratica bisogna conoscerla, e conoscerla

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