CIRCE, UNA  SEDUCENTE DEA AMMALIATRICE 

É una delle figure femminili più note dell’Odissea.

Dea dalla bellezza straordinaria e dal fascino ammaliatore.

Chi era Circe

Era figlia del titano Elios e della ninfa Perseide, è menzionata per la prima volta nel poema l’Odissea, dove è descritta come una dea che viveva nella mitologica isola di Eea.

Omero colloca questa favolosa isola in Oriente, mentre le tradizioni successive al poema di Omero collocano questa isola con il promontorio del Circeo in Lazio.

La dimora di Circe era un favoloso palazzo circondato da un grande bosco abitato da bestie selvatiche.

Circe era una dea ed essendo dotata di poteri divini, preparava dei potenti farmaci, in greco pharmaka, con il quale trasformava gli uomini in animali.

Uomini che nonostante la trasformazione, dentro di se erano consapevoli di essere ancora degli umani.

Omero non ci spiega nei minimi dettagli per quale motivo Circe trasformava gli uomini in animali, dopo averli sedotti e ammaliati con la sua bellissima e suadente voce.

Logicamente possiamo dedurre che la dea non volesse nessuno nella sua isola senza il suo permesso e, come hanno affermato diversi studiosi dell’Odissea, Circe li trasformava in animali anche in base ai loro impulsi sessuali che erano più forti della loro volontà.

Circe è conosciuta soprattutto con l’appellativo di maga, ma non è esatto, nel poema l’Odissea Omero la descrive come una dea.

La commistione tra i due termini dea o maga, ha portato erroneamente nei secoli successivi alla stesura dell’Odissea, a ritenere tradizionalmente Circe una maga.

Al tempo di Omero la parola “mago” era riferita solamente ai sacerdoti e sapienti della religione persiana.

L’incontro tra Ulisse e Circe

L’incontro tra Ulisse e Circe avviene dopo che l’eroe omerico era stato nel paese dei Lestrigoni.

Arrivati nell’isola di Eea, Ulisse e i suoi compagni pensarono che non ci abitasse nessuno e quindi un gruppo di uomini, guidati da Euriloco, fu mandato in ricognizione nell’isola.

Giunti davanti ad un magnifico palazzo da cui giungeva una voce femminile melodiosa, tutti entrarono tranne Euriloco.

Una volta entrati i compagni furono accolti da Circe, che offrì loro cibo e bevande.

A loro insaputa, la dea aveva usato le sue arti soprannaturali per trasformarli in porci dopo che avevano mangiato e bevuto e quindi li chiuse in una stalla.

L’unico scampato, Euriloco, corse da Ulisse per raccontargli l’accaduto e l’eroe omerico decise di andare da Circe per farsi restituire i suoi compagni.

Durante il cammino incontrò il dio Ermes in forma di ragazzo che lo avvisò come sfuggire agli incantesimi di Circe.

Gli disse di mischiare un’erba  magica chiamata moli nelle bevande che gli sarebbero state offerte dalla dea Circe.

L’erba moli non esiste in natura, nell’Odissea è presentata come un farmaco che serve da antidoto per annullare i malefici di Circe.

Una volta arrivato al palazzo di Circe, Ulisse è accolto e come sua consuetudine, la dea gli offre da mangiare e da bere.

Il potente farmaco che trasformava gli uomini in animali su Ulisse non ebbe effetto, poiché egli mischiò l’erba moli nelle bevande, come gli aveva consigliato il dio Ermes.

A questo punto del racconto Ulisse minacciò di morte la dea Circe se lei non gli avesse restituito i suoi compagni nel loro aspetto di uomini.

La dea acconsentì e Ulisse rimase un anno nell’isola insieme ai suoi compagni ed ebbe una relazione sentimentale con Circe.

Ulisse di certo non si faceva scappare un’avventura sentimentale pur amando la propria Penelope.

Circe e la Storia dell’Arte

Il mito di Circe è raffigurato in vasi e ceramiche dell’antica Grecia esposte nei vari musei, ma soprattutto la pittura è stata influenzata dal mito di Circe.

Un bellissimo quadro intitolato Circe è quello del pittore inglese John Collier.

Il dipinto del 1885 fa parte di una collezione privata e raffigura la dea Circe nelle sembianze di una giovane, seducente e bellissima donna, rappresentata nuda e di  spalle con il bel viso girato di lato, accovacciata accanto a una splendida tigre da una parte e un altro felino, forse un ocelot che giocherella ai suoi piedi.

Sullo sfondo un giardino con animali selvatici tra cui dei cinghiali e un leone.

Il pittore britannico John William Waterhouse appartenente alla corrente Preraffaellita ha dedicato una trilogia di quadri al mito di Circe.

Il primo quadro dal titolo Circe offre la coppa a Ulisse è del 1891, si trova in Inghilterra alla Galleria Oldham di Oldham un borgo della Contea della Grande Manchester, a nord-est della città di Manchester.

Il secondo quadro dal titolo Circe invidiosa del 1882, si trova in Australia nella città di Adelaide al Museo Art Gallery of South Australia.

Il terzo e ultimo quadro del grande pittore preraffaellita, intitolato Circe è del 1911 e si trova in una collezione privata.

Quest’ultimo quadro raffigura Circe come una giovane donna seduta a un tavolo, pensierosa e assorta nei suoi pensieri.

Sul tavolo ci sono un libro d’incantesimi, una brocca e un bicchiere rovesciato.

Mentre nei dipinti precedenti il pittore l’ha raffigurata come una donna forte e volitiva, in quest’ultimo dipinto prevale l’umanità di Circe.

By Rosa Maria Garofalo

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