ECO, LA NINFA PUNITA DA GIUNONE

Ninfa della mitologia greca faceva parte delle Oreadi, le ninfe delle montagne.

Chi era Eco

Eco era una bellissima ninfa delle montagne, un’Oreade.

Figlie di Gea la Terra, le Oreadi erano nate per partenogenesi ed erano associate al culto di Artemide, dea della caccia.

Il poeta latino Ovidio, nelle sue Le Metamorfosi ci narra che Eco, con le sue chiacchiere o pettegolezzi tratteneva Giunone, moglie di Giove, impedendole di scoprire gli incontri amorosi del marito con le altre donne, mortali oppure divinità.

Naturalmente, dietro c’era la mano di Giove che usò l’indole di Eco per i suoi scopi: nascondere le sue scappatelle alla consorte.

Adirata Giunone, invece di prendersela con il marito, punì Eco in maniera brutale, come di solito le donne sono capaci di fare nei confronti di altre donne, cioè la rese incapace di parlare per prima e la obbligò a ripetere le ultime parole di ciò che udiva.

Condannata in questo modo, la vita per Eco si complicò notevolmente, soprattutto quando s’innamorò perdutamente di Narciso.

Narciso era un giovane cacciatore famoso per la sua bellezza e altrettanto famoso per la sua disumanità, infatti, disdegnava tutte le donne che s’innamoravano di lui.

Eco, impossibilitata a dichiarare il suo amore a Narciso, ripeteva solo le ultime parole che egli pronunciava, tanto che alla fine lui si sentì preso in giro, come se fosse tutto uno scherzo e adirato e stizzito la piantò in asso.

Eco disperata pianse tutte le sue lacrime fino a consumarsi letteralmente d’amore e di lei non rimase che la sua voce, riecheggiante sulle montagne come un eco.

La dea Nemesi, per renderle giustizia, portò il bellissimo Narciso davanti a dei piccoli specchi d’acqua dove il giovane rispecchiandosi, vide un ragazzo talmente bello da innamorarsene perdutamente all’istante e senza mangiare e bere per giorni, alla fine morì.

Zeus lo trasformò in un bellissimo fiore dalla corolla bianca, il narciso.

Il mito della ninfa Eco in Storia dell’Arte

Il mito di Eco ha ispirato diversi pittori, specialmente la vicenda del suo amore non corrisposto per il bellissimo Narciso.

Una sgomenta e solitaria Eco è rappresentata dal pittore francese Alexandre Cabanel, un dipinto datato 1874, che si può ammirare al Metropolitam Museum di New York.

Cabanel ha dipinto una sensuale e seminuda Eco, terrorizzata perché non riesce a parlare, ma solo a ripetere le ultime parole pronunciate da altri in lontananza.

Il pittore preraffaellita John William Waterhouse nel 1903 ha dipinto Eco e Narciso ispirato all’omonimo episodio narrato da Ovidio.

Una triste e sconsolata Eco osserva affranta il suo amato che, specchiandosi in una pozza d’acqua, ammira con infinito amore la sua immagine riflessa.

La vicenda è ambientata in una bucolica atmosfera campestre alla maniera dei Preraffaelliti.

Il quadro in oggetto si trova alla Walker Art Gallery di Liverpool in Gran Bretagna.

Il pittore francese Nicolas Poussin nel 1637 ha dipinto Eco e Narciso, il quadro si trova al Louvre di Parigi.

L’artista, in un paesaggio idilliaco ha illustrato il mito di Eco e Narciso rappresentando tre personaggi: Narciso, Eco e il dio Eros.

In primo piano sdraiato per terra il bellissimo Narciso dormiente, con alcuni fiori bianchi sboccianti tra i capelli, i narcisi che da lui prenderanno il nome.

A sinistra la bella Eco appoggiata a una roccia, sconsolata osserva il suo amore che dorme, consapevole che non sarà mai suo e infine a destra il dio dell’amore Eros, rappresentato come un angioletto.

Egli tiene in mano una torcia, simbolo di morte.

La scena raffigura quindi un dramma: l’amore non corrisposto che distruggerà fisicamente la bella ninfa Eco portandola alla morte.

Pure il suo amato Narciso morirà, consumato dall’amore verso la sua immagine riflessa nell’acqua.

By Rosa Maria Garofalo

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