IL MITO DI SCILLA E CARIDDI

Scilla e Cariddi erano i due terribili mostri marini posti a difesa dello stretto di Messina secondo le antiche tradizioni mitologiche greche e latine.

Chi erano Scilla e Cariddi

Scilla e Cariddi appartengono al corpus della mitologia greca prima e latina poi, e sono entrambe due mostri marini femminili che divoravano uomini e navi lungo lo stretto di Messina, in Sicilia.

Scilla appare nel poema Odissea, nel libro XII, dove la maga Circe consiglia a Ulisse di stare molto attento nella navigazione tra la Trinacria e la costa calabra.

Gli consiglia di stare più vicino a Scilla (costa calabra) e di pregare la madre di Scilla, la ninfa Crateide, affinché la figlia non divorasse la nave di Ulisse.

L’eroe omerico naviga con successo lungo lo stretto fino a quando, distratto da Cariddi, non si avvede che Scilla balza sulla sua nave e divora vivi sei uomini dell’equipaggio.

Secondo la mitologia greca, Scilla era raffigurata come una donna nella parte superiore del corpo mentre la parte inferiore era composta di una muta di sei grossi cani divoratori.

Inoltre, aveva anche più code crestate, com’è raffigurata nei vasi greci e statuette più antiche.

Scilla era figlia di Crateide com’è menzionato nell’Odissea, mentre altri la ritengono figlia del dio marino Forco oppure della dea degli Inferi Ecate.

Nel poema Le Metamorfosi di Ovidio, poeta latino del 1° secolo dopo Cristo, Scilla è presentata come una bellissima ninfa dagli occhi azzurri che viveva in Calabria, trasformata poi in mostro dalla gelosa maga Circe che voleva tutta per se l’innamorato di Scilla.

Cariddi era l’altro mostro marino che infestava le acque dello Stretto di Messina e, prima di essere trasformata in creatura orribile, era una naiade vorace e sempre affamata.

Un giorno rubò a Ercole i buoi di Gerione, li divorò e per questo gesto fu punita da Zeus che la fece cadere in mare trasformandola in un’orrenda creatura marina simile a una lampreda.

I buoi di Gerione erano il bottino della decima fatica di Ercole, quindi il furto e relativo divoramento da parte di Cariddi, costituì un affronto per gli dei dell’Olimpo.

Gli antichi greci e latini non trovando una spiegazione logica agli eventi naturali più strani, chiamavano in causa il soprannaturale e il divino, e cosi le acque turbolente dello Stretto di Messina diventarono acque pericolose infestate da due orribili mostri marini.

Curiosamente, i mostri sono comunemente di sesso femminile e questo dimostra la grande misoginia della cultura greca prima e latina poi.

Ancora oggi nella lingua comune, il mito di Scilla e Cariddi soppravive e il detto “trovarsi tra Scilla e Cariddi” in una situazione, significa che in qualunque modo si è in perdita, o si è divorati da Scilla oppure da Cariddi.

Scilla e Cariddi in Storia dell’Arte

In Storia dell’Arte il mito dei due mostri marini si trova in oggetti di terracotta molto antichi.

Una placchetta in terracotta raffigurante il mostro Scilla del 460-450 a.c. è in mostra al British Museum di Londra; mentre al Louvre di Parigi si trova un cratere greco (vaso) con raffigurata Scilla in rosso su uno sfondo nero.

Nel Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga (in provincia di Latina) e nella sua area archeologica si trova un allestimento scultorio di eccezionale bellezza chiamato La nave di Ulisse.

Questa monumentale opera dell’antica Roma, faceva parte della villa dell’Imperatore Tiberio.

E’ un’opera incompleta e presenta quattro episodi delle avventure di Ulisse tra cui il famoso attacco di Scilla con l’uccisione di sei membri dell’equipaggio.

Sempre a Londra, al British Museum, si trova un disegno a penna del Domenichino, datato 1606/1641, dal titolo Scilla e Cariddi con la nave di Odisseo e la maga Circe.

Il pittore e letterato svizzero Johann Heinrich Füssli ha raffigurato il mito di Scilla e Cariddi in un suo quadro esposto in Svizzera al Museo di Belle Arti di Argovia.

Il dipinto si chiama Odisseo di fronte a Scilla e Cariddi

Il quadro, alla maniera dei Simbolisti, raffigura il drammatico evento in un’atmosfera da incubo avvolto nella nebbia marina dove Ulisse, eroe solitario, si trova a combattere contro i due mostri.

Molti artisti contemporanei hanno raffigurato il mito di Scilla e Cariddi nelle loro opere e questo dimostra come i miti della mitologia classica continuano a vivere fino ai nostri giorni.

By Rosa Maria Garofalo

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