IL MITO DELLE ARPIE

Le Arpie sono esseri mostruosi con il viso di donna e il resto del corpo come uccelli rapaci. 

Chi erano le Arpie

Le Arpie sono esseri mitologici della cultura e mitologia greca, furono riprese come mito anche dal poeta latino Virgilio, da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia e pure dall’Ariosto.

Omero le cita nell’Odissea nel libro XX. 

Gli antichi Greci le hanno immaginate in origine come donne alate, poi divennero mostri con testa, braccia e busto umani, il resto come uccelli rapaci.

In epoche successive, si trasformarono ancora e rimasero solo il viso e il busto di donna, ma tutto il resto del corpo prese forma di uccello rapace con grandi ali e artigli lunghi e ricurvi; persero anche la loro bellezza e divennero orrende. 

Il loro nome Arpie significa letteralmente le rapitrici.

Si conoscono i loro nomi: Aellobufera”, Ocipetecolei che vola rapido” e Celenol’oscura”.

Erano figlie di Taumante e della ninfa Elettra, avevano anche un’altra sorella, una bellissima dea di nome Iride.

La ninfa Elettra, figlia del dio Oceano e della titanide Teti, era anch’essa un personaggio mitologico e l’ambra era la pietra dedicata al suo culto.

Le Arpie erano localizzate nel Giardino delle Esperidi, poi nelle isole Strofadi perché cacciate dal re tracio Fineo che esse perseguitavano.

Fineo era un indovino oltre ad essere un re ed era cieco per punizione divina e le Arpie gli portavano via il cibo dalla tavola sporcando tutto con i loro escrementi.

Come afferma il significato del loro nome, rapivano e trasportavano nell’Ade le anime dei morti.

Spesso però portavano nell’aldilà anche i viventi dopo averli ghermiti con violenza, li consegnavano ad altre terribili divinità infernali: le Erinni.

Le Arpie erano utilizzate dagli dei per gli scopi più disparati.

L’arpia Aello ad esempio era impiegata dagli dei dell’Olimpo per assegnare le giuste punizioni per i crimini commessi dagli uomini.

A volte era anche usata per imporre la pace.

Prima di diventare mostruosa Aello era una bellissima fanciulla alata, poi divenne un mostro alato con il viso di una megera, la parte inferiore di uccello rapace con artigli appuntiti e ricurvi.

Le Arpie e la Storia dell’Arte

Le Arpie essendo mostruose non hanno ispirato molto la Storia dell’Arte.

Invece hanno ispirato tutto il mondo del Fantasy, dei fumetti manga e della grafica moderna.

Le raffigurazioni più antiche, dove hanno ancora una forma umana con le ali, le troviamo sui vasi greci.

A Malibu, USA, all’J. Paul Getty Museum si trova un grande vaso greco con figure rosse su sfondo nero e rappresenta il re Fineo e le tre Arpie.

Il grande illustratore francese Gustave Dorè, famoso per aver illustrato nel 1885 una splendida edizione della Divina Commedia di Dante Alighieri, ha raffigurato in bianco e nero le Arpie nell’Inferno Canto XIII dove esse rompono i rami e mangiano le foglie degli alberi al cui interno si trovano le anime dei suicidi, che in questo modo provano dolore e hanno delle fessure attraverso le quali lamentarsi.

Mary Pownall, una scultrice britannica, nel 1902 scolpì nel marmo l’Arpia Celeno detta l’Oscura.

Era la più nota delle tre Arpie poiché il poeta Virgilio la cita per nome nell’Eneide.

Questa statua si trova a Glasgow UK, al Kelvingrove Art Gallery and Museum.

Nelle illustrazioni moderne del Fantasy, le Arpie sono rappresentate come esseri mostruosi, oppure come bellissime e giovani donne, per metà umane e per l’altra parte come uccelli rapaci. 

Il mito delle Arpie sopravvive ancora oggi nella lingua parlata, infatti, si usa il termine arpia in senso spregiativo, nei confronti di chi, uomo o donna, è una persona avida, rapace e cattiva, di animo malvagio.

By Rosa Maria Garofalo

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