IL MITO DI ATALANTA

EROINA EMANCIPATA DELLA MITOLOGIA GRECA

Atalanta, nota per la sua maestria nella caccia e nella corsa, era superiore per abilità agli uomini.

Chi era Atalanta

L’Atalanta è una famosa squadra di calcio italiana ma non tutti sono a conoscenza che il suo nome deriva dall’eroina greca Atalanta, una giovane donna abilissima nella caccia e nella corsa.

Il padre di Atalanta, secondo il mito, desiderava un figlio primogenito maschio e alla nascita della bimba, abbandonò la piccola sul Monte Pelio.

La dea Artemide, mossa a pietà, mandò un’orsa ad allattare e allevare Atalanta. 

Qualche tempo dopo alcuni cacciatori trovarono la bimba, la portarono nella loro famiglia e la accudirono come se fosse figlia loro.

Atalanta crescendo divenne abilissima nella caccia e nella corsa e questo divenne evidente quando uccise con il suo arco i due centauri Ileo e Reco che volevano violentarla.

I centauri sono figure mitologiche per metà uomini e per metà cavalli.

In seguito chiese di far parte del mitico gruppo degli Argonauti per partecipare alle loro spedizioni e, infatti, fu l’unica donna ammessa nel gruppo.

La sua destrezza nella caccia fu lampante ancora una volta quando partecipò alla caccia del cinghiale calidonio, animale che ferì lei per prima.

Il principe argonauta Meleagro, figlio del re di Calidone, in suo onore le regalò la pelle del cinghiale ucciso.

Il cinghiale di Calidone o calidonio era una belva feroce di notevole forza e possanza, compare in diversi miti come antagonista degli eroi della mitologia greca.

La fama di Atalanta come cacciatrice e atleta abile nella corsa, arrivò fino alle orecchie del padre che decenni prima l’aveva abbandonata poiché figlia femmina.

La accolse finalmente nella sua casa e la riconobbe come propria figlia e da subito fece pressione affinché lei scegliesse un marito.

Atalanta non aveva alcuna intenzione di sposarsi per due motivi: ci teneva alla sua libertà di donna emancipata rispetto alle altre del suo tempo, e inoltre un oracolo le aveva predetto che una volta sposata, avrebbe perso le sue abilità di cacciatrice e di atleta.

Per accontentare il padre insistente, Atalanta comunicò che avrebbe sposato solo chi l’avesse sconfitta in una gara di corsa.

Naturalmente gli sconfitti sarebbero stati uccisi da Atalanta.

Sicura dei propri mezzi riuscì a battere e uccidere tutti i suoi pretendenti ma alla fine arrivò Melanione o Ippomene, che innamorato di Atalanta e consapevole che non avrebbe mai vinto nella corsa, chiese l’aiuto della dea dell’amore Afrodite.

Afrodite donò a Ippomene tre mele d’oro del Giardino delle Esperidi e gli consigliò di lasciarle cadere a terra una per volta. 

Atalanta non resistette alla tentazione di raccogliere le mele d’oro e cosi perse la gara.

I due giovani convolarono a nozze per la felicità di entrambi e del padre di Atalanta.

Il mito non finisce qui perché Ovidio nelle sue Le Metamorfosi, riprende il mito greco di Atalanta e lo assimila alla cultura romana, narrando che Ippomene si dimenticò di ringraziare Venere (Afrodite per i greci) e la dea adirata li trasformò entrambi in leoni mentre erano consumati dalla passione amorosa dentro il tempio di Cibele.

Il mito di Atalanta e la Storia dell’Arte

Atalanta, la sua abilità di cacciatrice e gli episodi della caccia al cinghiale calidonio e della gara di corsa tra lei e Ippomene, hanno ispirato la Storia dell’arte fin dai tempi più antichi.

Ceramiche, bassorilievi, altorilievi e decorazioni pavimentali, affreschi, spesso hanno raffigurato il mito di Atalanta.

A Pompei nel Museo Archeologico Nazionale, si può ammirare un affresco parietale che raffigura Atalanta e Meleagro nell’episodio della caccia al cinghiale calidonio.

L’affresco è del I secolo d.C. e si trova nella Casa del Centauro.

Il medesimo soggetto della caccia al cinghiale calidonio è ripreso in un altorilievo di epoca romana conservato in Gran Bretagna a Oxford, all’Ashmolean Museum of Art and Archaeology.

L’unica donna nel gruppo marmoreo è Atalanta.

L’opera d’arte più famosa sul mito di Atalanta e Ippomene è il dipinto di Guido Reni in due versioni: uno è esposto qui in Italia al Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli; l’altro dipinto si trova a Madrid al Museo del Prado.

La versione di Madrid è datata tra il 1615 -1618, la versione di Napoli invece è del 1620 -1625.

Ambedue le versioni raffigurano l’episodio della gara di corsa tra Atalanta e Ippomene e dello stratagemma usato da quest’ultimo per sconfiggere Atalanta.

A Parigi al Museo del Louvre in una delle sale, si trovano esposte insieme due statue che rappresentano Atalanta e Ippomene scolpite da due diversi artisti francesi.

Atalanta è un’opera di Pierre Lepautre e raffigura l’eroina nel momento della corsa.

La statua appartiene al periodo neoclassico ed è datata 1703-1705.

Ippomene invece è un’opera dello scultore Guillaume Coustou, datata 1714, appartenente sempre al Neoclassicismo.

Raffigura il giovane mentre sta per lanciare la mela d’oro.

Prima di essere trasferita al Louvre, la statua di Ippomene decorava il famoso Giardino delle Tuileries a Parigi.

By Rosa Maria Garofalo

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