Il mito di Latona, una madre single 

Latona, o Leto, era una figura importante della mitologia greca, associata alla maternità. Era la madre di Apollo e Artemide, due delle divinità più celebrate e venerate dell’Olimpo.

Chi era Latona

Secondo il mito, Latona era figlia dei Titani Ceo e Febe, la generazione divina precedente agli dei dell’Olimpo. Era nota soprattutto per la sua relazione con Zeus, il sovrano degli dei, da cui ebbe due figli, Apollo e Artemide.

La vita di Latona fu segnata da difficoltà sin dall’inizio a causa della gelosia di Era, la moglie di Zeus. La dea, irritata dalla relazione di Zeus con Latona, la condannò a vagare per il mondo senza trovare riposo, e inoltre ordinò a tutte le terre di non offrirle riparo o sollievo durante il suo travaglio.

In questa condizione, Latona fu costretta a fuggire costantemente da Era mentre portava in grembo i suoi figli. Nessuna terra, ad eccezione dell’isola sterile di Ortigia, rispose al suo bisogno di rifugio. Ortigia, un tempo, un’isola errante, fu resa fissa dalla presenza di Latona, che vi si stabilì per partorire i suoi figli e l’isola cambiò nome in Delo, che significa “la brillante”.

Inoltre, Latona era perseguitata anche dal serpente-drago Pitone.

Durante il travaglio del parto, che durò nove giorni e nove notti Latona fu assistita dalle dee dell’Olimpo, tra cui Iride, dea dell’arcobaleno e Ilizia, la dea delle nascite; quest’ultima la aiutò a portare al mondo i suoi gemelli.

Apollo, dio della luce, della musica e della profezia, nacque per primo, seguito poco dopo da Artemide, dea della caccia e della natura selvaggia.

Da quel momento, Delo divenne il luogo sacro di Apollo, dove si celebrarono giochi, feste e oracoli in onore del dio e di sua madre. Latona, finalmente libera dalla persecuzione di Era, poté godere della maternità e assistere alla crescita e all’ascesa dei suoi figli nel pantheon greco.

Apollo infine, uccise il serpente-drago Pitone che aveva afflitto la madre Latona.

Ovidio nelle sue Le Metamorfosi (Libro VI, 313 – 381) narra che Latona giunse in Licia, dove in preda alla sete s’imbatté in uno stagno e si accostò per bere. Alcuni contadini che erano nell’acqua a raccogliere vimini e giunchi glielo impedirono ripetutamente, restando sordi alle sue suppliche e al pianto dei bimbi. Latona, adirata, li condannò a restare là per sempre trasformandoli in rane. Il mito di Latona riflette quindi temi universali come la gelosia, la maternità, la protezione divina e la forza nel sopportare le avversità. Latona è stata celebrata nei culti religiosi e nella letteratura antica come una madre coraggiosa e protettrice, il cui amore per i suoi figli superò ogni ostacolo.

Il mito di Latona in Storia dell’Arte

Nell’arte antica, Latona è rappresentata sia attraverso statue, sia in scene mitologiche accanto ad Artemide e Apollo. E’ raffigurata su vasi dipinti, rilievi votivi e solitamente è rappresentata con vesti che la avvolgono, talvolta con il capo velato, con un aspetto matronale.

Lo scultore statunitense William Henry Rinehart, tra il 1871 e il 1874 ha scolpito una splendida statua di marmo bianco raffigurante una materna Latona con i suoi bimbi Apollo e Artemide. L’opera d’arte si chiama Latona and Her Children – Apollo and Diana e si può ammirare al Metropolitan Museum of Art di NY.

Joshua Cristall, un pittore inglese, ci ha lasciato il quadro mitologico intitolato Latona and the Lycian peasants (Latona e i contadini Lici).

Il dipinto, del 1812-1822, è basato sull’episodio narrato da Ovidio nelle sue Le Metamorfosi, dove contadini malvagi impedirono alla dea di dissetarsi alle acque di uno stagno, insieme ai suoi bambini. Il quadro è esposto al The Museum of Fine Arts, Houston.

Il dipinto di Anton Raphael Mengs, pittore tedesco-boemo, ritrae una regale Latona con i suoi figli, Apollo e Artemide. Apollo è riconoscibile per l’aureola solare, poiché diventerà il dio del sole, mentre Artemide ha una piccola mezzaluna sulla testa, simbolo della sua associazione con la luna.

Il quadro del 1769 è intitolato Latona ei i suoi figli Apollo e Artemide, e si può ammirare a Bamberga, in Germania al Museo Storico della città.

By Rosa Maria Garofalo

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