Le tre sorelle autrici costrette a scrivere sotto pseudonimi maschili    

I capolavori senza tempo nati da un atto di disobbedienza 

In tempi come questi, in cui si può assurgere agli onori delle stampe senza distinzione di sesso, può sembrare strano sapere che non sempre è stato così. In altre parole ciò che oggi appare scontato spesso è frutto di una conquista piuttosto recente. Basti pensare ai capolavori dal titolo “Cime Tempestose”, “Jane Eyre” e “Agnes Grey”, rispettivamente di Emily Bronte, Charlotte Bronte e Anne Bronte. Tre sorelle dunque tutte con il “bernoccolo” della scrittura. Ad un primo e superficiale sguardo si potrebbe pensare ad una famiglia di scrittrici a cui è stato dato in sorte il talento della narrazione. Ma il percorso che ha portato alla pubblicazione dei loro manoscritti tutto può dirsi fuorchè agevole e scontato. 

Per timore che le loro opere tutt’oggi lettissime, al punto da venire rappresentate nelle sale cinematografiche a più riprese, non venissero prese in considerazione, le autrici ricorsero ad uno stratagemma. Si finsero cioè uomini, nascondendosi dietro pseudonimi maschili. E così le sorelle Bronte riuscirono a bypassare pregiudizi e stereotipi che andavano loro stretti. Gli pseudonimi scelti mantennero le iniziali dei loro nomi. Per cui Charlotte divenne Currer Bell, Emily si nascose dietro il nome di Ellis Bell, mentre la sorella meno nota Anne optò per lo pseudonimo di Acton Bell. Dunque tre sorelle nella vita che diventano tre “fratelli” d’arte. 

Allargando un po’ la visuale, si scopre anche che il caso delle celebri sorelle Bronte non fu di certo isolato, tutt’altro! Molte furono infatti le scrittrici del passato, e soprattutto di epoca vittoriana, a ricorrere a questo escamotage. Questo perché in tempi poi non così remoti, ovvero tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo, alle donne sembrava quasi del tutto preclusa la possibilità di coltivare un talento artistico. La società voleva le donne dedite esclusivamente alla famiglia. Per cui, veniva praticamente impedito loro di entrare nella vita attiva del proprio paese e avere una propria cultura. Per cui o ci si ingegnava per bypassare queste barriere all’ingresso di mondi appannaggio degli uomini, o si doveva soccombere sotto il peso di formule sociali che nulla o quasi avevano a che vedere con il proprio intimo sentire. E meno male che c’è stato chi, come le sorelle Bronte, ha infranto i rigidi schemi, altrimenti capolavori senza tempo non sarebbero mai potuti pervenire fino a noi.       Di Maria Teresa Biscarini

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