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Pizza soffice con lievito madre

le proprietà del lievito madre Il lievito madre, detto anche pasta madre o acida, è un argomento molto in voga nell’ultimo periodo, sia nelle pizzerie e panetterie che in casa. Ma si conoscono veramente le caratteristiche e le peculiarità di questo ingrediente? Inoltre, è vero che apporta dei benefici al nostro organismo? Per rispondere a queste domande è bene fare un viaggio tra le proprietà chimiche e nutrizionali del lievito madre. La pasta madre è un impasto di farina e acqua che subisce una fermentazione spontanea da parte di particolari tipi di microrganismi a partire da semplici substrati provenienti dalla farina, dall’acqua, dall’aria e dalle nostre mani. Tra questa vastità di microrganismi, nell’impasto predominano i batteri lattici che vivono, si moltiplicano e muoiono. Infatti, il lievito madre, a differenza del lievito di birra, è un “organismo vivo” che va nutrito e reimpastato, di tanto in tanto, con i suoi substrati: farina e acqua. Un’altra differenza da sottolineare tra il lievito madre e di birra è che quest’ultimo è formato da un unico ceppo di microrganismi (Saccharomyces cerevisiae). Si capisce, quindi, come la grande varietà di microrganismi che si trovano nel lievito madre possano rappresentare un plus per questo particolare ingrediente in quanto sono degli agenti benefici per il nostro organismo. Infatti, una pizza o un pane preparato con il lievito madre risulta più leggero e digeribile in quanto i numerosi microrganismi ci aiutano nella digestione. Bisogna sottolineare, però, che le preparazioni contenenti il lievito madre richiedono maggiori tempi di lievitazione rispetto a un impasto fatto col lievito di birra. Tuttavia, questo “problema” può essere risolto con un po’ di organizzazione, preparando l’impasto per la pizza verso l’ora di pranzo per la sera stessa. Premettendo che il lievito madre è ormai fruibile nella maggior parte delle panetterie e pizzerie, si può

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Studiare di più fa diminuire il rischio di contrarre patologie croniche

Secondo uno studio dell’Osservatorio nazionale sulla salute effettuato su tutte le Regioni italiane, chi ha un titolo di studio più elevato previene i rischi di ipertensione, artrosi e artrite, osteoporosi, diabete e patologie cardiache. Di Annarita Felcini Più studiamo, meno rischiamo di ammalarci. Secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio nazionale sulla Salute studiare di più, oltre a dare dei vantaggi dal punti di vista lavorativo, previene anche il rischio di sviluppare malattie croniche. Sulla base dei dati dell’Istituto, diretto da Walter Ricciardi con sede a Roma all’Università Cattolica, nel 2017 nella fascia di età tra i 45 e 64 anni (quella in cui insorge la maggior parte delle cronicità), la percentuale di persone con licenza elementare o nessun titolo di studio era affetta da almeno una patologia cronica, pari al 56,0%. Ma scendeva al 46,1% tra coloro che hanno un diploma e al 41,3% tra quelli che possiedono almeno una laurea. L’artrosi/artrite, l’ipertensione e il diabete sono le malattie per le quali questo fenomeno è più forte e per cui si riscontrano i maggiori divari sociali; con riferimento ai titoli di studio estremi (nessun titolo-laurea) le differenze ammontano, invece, a 13,1, 12,5 e 7,4 punti percentuali a svantaggio dei meno istruiti. E si registrano differenze anche rispetto alle professioni. Le categorie più colpite da patologie croniche sono i disoccupati e gli autonomi: tra i primi la percentuale di coloro che soffrono di almeno una patologia cronica è di circa il 36,3%, mentre tra i secondi si attesta al 34,6%. Rispetto alla condizione di multicronicità, i disoccupati mostrano mediamente maggiori svantaggi rispetto ad artrosi/artrite e disturbi nervosi. Tra gli autonomi la patologia per la quale manifestano in media lo svantaggio più penalizzante è l’ipertensione. Nel 2018, invece, sempre secondo l’Osservatorio, le malattie croniche hanno interessato quasi il 40% della popolazione italiana, vale

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Ciambellone all’acqua

Un dolce leggero e per gli intolleranti al lattosio. Di Serena Lepri Avete voglia di coccolarvi con una merenda soffice e golosa, ma non volete pentirvi di aver mangiato una torta troppo peccaminosa? Allora questo Ciambellone all’Acqua, senza latte né burro fa al caso vostro. Sì, avete capito bene! Anch’io all’inizio ero incredula nell’utilizzare l’acqua in un dolce e pensavo mi sarebbe venuta una torta antiestetica, dura e insapore. Al contrario, questo ciambellone è una nuvola, leggera, ottima da inzuppare in una tazza di tè o da farcire con una marmellata. Inoltre, questo ciambellone è perfetto per chi è intollerante al latte e ai suoi derivati ma non vuole rinunciare al gusto di una buona torta. L’intolleranza al lattosio rappresenta un problema ormai sempre più diffuso.Il lattosio è lo zucchero presente nel latte e per essere assorbito a livello intestinale deve essere scisso in due zuccheri più semplici, il glucosio e il galattosio, da un enzima chiamato lattasi. Ciò che provoca questa patologia, infatti, sembra proprio essere la mancanza o la scarsa presenza di questo enzima. In realtà i sintomi del malassorbimento del lattosio dipendono anche dalla microflora intestinale presente che, in particolari periodi della vita, può essere alterata e causare uno stato di disbiosi.Ma perché alcune persone intolleranti al lattosio stanno più male di altri?Perché il deficit di lattasi non è un fenomeno tutto o nulla, bensì dose-dipendente, quindi è in proporzione alla quantità di lattosio che si mangia con l’alimento e, appunto, la conseguente sintomatologia varia di soggetto in soggetto. Tuttavia, se si sospetta che determinati alimenti contenenti latte e derivati ci possano far male, è meglio eliminarli dalla nostra dieta, almeno per un periodo, e magari mangiare del cibo che si è sicuri che non ci crei problemi. Quindi, provate questo dolce!
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Tumore mammario nella regione Marche

Uno Studio epidemiologico dell’ARPA Marche descrive la distribuzione e l’andamentotemporale dell’incidenza di ricovero ospedaliero per tumore alla mammella nella Regione Marche. Di Carmen Marinucci PM2,5 e PM10 ovvero il particolato atmosferico con valori inferiori a 2,5 μg/m3 millionesimo di grammo per metro cubo d’aria analizzata e a 10 μg/m3, costituiscono una miscela complessa di sostanze chimicamente e fisicamente differenti, classificata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) fra i cancerogeni certi per l’uomo. Per la loro capacità di penetrare nel sistema respiratorio, oltre la laringe, costituiscono l’inquinante a maggiore impatto ambientale nelle aree urbane, poiché per effetto delle loro piccole dimensioni, restano sospese in atmosfera per tempi più o meno lunghi.Tali polveri si originano sia da fonti naturali che antropogeniche, ma quelle fini derivano principalmente dall’utilizzo di combustibili fossili (riscaldamento domestico, centrali termoelettriche, ecc.), dalle emissioni degli autoveicoli; dall’usura dei pneumatici e dei freni e del manto stradale, da vari processi industriali (fonderie, miniere, cementifici, ecc.).Fra le diverse evidenze scientifiche, un’importante metanalisi (vengono messi assieme dati di altri studi e ricerche in modo da trarre conclusioni più forti di quelle che sarebbero state evidenziate sulla base di ogni singolo studio) effettuata dal Progetto europeo ESCAPE (European Study of Cohorts for Air Pollution Effects) ha confermato una significativa associazione tra incrementi delle concentrazioni di PM2,5 e PM10 e rischio di tumore al polmone, ma è da sottolineare che, più di recente, l’attenzione dei ricercatori si è rivolta, oltre che verso le neoplasie polmonari, anche verso lo studio del possibile legame tra l’esposizione a particolato sottile e forme tumorali a carico di altri. Per ciascun comune marchigiano è stato determinato il valore medio del PM2,5 sulla base dei dati di esposizione forniti dall’ENEA. È bene precisare lo studio, comportando la semplice descrizione della distribuzione nel tempo e nello spazio dell’esito sanitario

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Bottle garden: lo stupore di un giardino sottovetro

Un giardino in bottiglia porta un angolo di Natura in casa, arreda con discrezione e dà la possibilità di osservare e comprendere la magia dei processi naturali. Di Alberto Piastrellini Da sempre godiamo nell’avere accanto, all’interno delle nostre case, elementi naturali vivi che ci avvicinano a quella dimensione naturale che, il progresso ci ha lentamente alienato.Se vasi, fioriere e cache pot allietano e rinfrescano gli interni e gli esterni delle abitazioni arrivando a costruire financo rigogliosi angoli verdi degni di una foresta tropicale in miniatura, se la tecnica bonsai ci consente la magica illusione di poter disporre di alberi centenari in soggiorno; se l’arte ikebana della disposizione di fiori recisi ed elementi vegetali ci apre la mente alla gioiosa contemplazione di effimere schegge di Natura, la presenza di un giardino in bottiglia stimola la fantasia e la curiosità dell’osservatore e, per l’appassionato di lavoretti green rappresenta una sfida di non poco conto. Il contrasto rappresentato dai toni bruni della torba e delle sabbie ed il verde tenero delle foglie minute vestite di goccioline di umidità evoca l’immagine di un meraviglioso altrove ideale e primordiale dove la natura regna incontrastata e selvaggia. Allo stesso tempo, la superfice brillante del vetro delimita il confine del microcosmo svelando la realtà di un ambiente educato dall’uomo ma, non per questo meno meraviglioso. Il giardino in bottiglia, parente povero del terrario costituisce un vivace elemento d’arredo in grado di sposarsi con un’ampia varietà di stili e di non sfigurare affatto con il design contemporaneo grazie alla diversa personalità dei contenitori utilizzati che vanno dalle classiche bottiglie panciute, ai grossi barattoli in vetro in un crescendo di forme e dimensioni che solo la fantasia e la disponibilità possono frenare. L’importante è considerare attentamente l’apertura di accesso al contenitore che dovrà essere abbastanza larga da consentire l’inserimento

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Dormire fa bene, soprattutto alla nostra bellezza

Sonni difficili addio: basta rinunciare a poche cattive abitudini prima di mettersi a letto e ne gioveranno pelle, corpo e salute. Di Annarita Felcini Una cena leggera, un bagno caldo, a letto presto. Ma anche con questi piccoli accorgimenti sempre più spesso ci capita di dormire poco, male, in modo disturbato. Il risultato? La mattina ci svegliamo stanchi, senza concentrazione e soprattutto con un aspetto meno attraente e poco in salute agli occhi degli altri. Quasi nessuno di noi dorme la giusta quantità di sonno per stare bene e il poco tempo dormito è di scarsa qualità. Anche le percentuali non scherzano: secondo l’Associazione Italiana di Medicina del Sonno, un terzo degli adulti italiani soffre di difficoltà ad addormentarsi, frequenti risvegli notturni e riposo agitato. E allora cosa fare? Bisogna cambiare radicalmente la nostra routine e dire addio immediatamente ad alcune cattive abitudini pre-sonno per ritornare a fare “sogni d’oro”. Prima di tutto ricordiamoci che l’alcol non è un alleato del sonno: ne peggiora la qualità perché interferisce con la fase REM riducendone la durata. Quindi addio a qualsiasi drink prima di dormire. Poi, basta lavorare la sera prima di andare a letto. E’ una mossa davvero sbagliata: ci trascineremo tra le lenzuola sensazioni spiacevoli che non conciliano il sonno perché il cervello imparerà ad associare il letto con lo stress e le difficoltà del lavoro. Lasciamo perdere social e smartphone: le luci blu e bianche emesse dagli schermi impediscono al cervello di rilasciare melatonina, un ormone che prepara il corpo per il sonno. Se proprio non potete farne a meno, almeno attivate l’opzione che le contrasta. Niente alimenti ricchi di grassi, zuccheri, cioccolato e cibi piccanti prima del sonno; infine, meglio bere molto durante il giorno ma controllarsi la sera perché troppa acqua prima di andare a letto ci

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Women4Climate: ovunque trovi donne che lottano per la giustizia climatica

Sono sempre più numerose le donne con ruoli di responsabilità che sono fautrici di una dura lotta politica contro i cambiamenti climatici che impattano sui Diritti umani e di equità di genere. Di Carmen Marinucci Intervenuta alla Conferenza TEDWomen del 2015 (Monterrey-California, 27-29 maggio 2015) per parlare sul perché i cambiamenti climatici costituiscono una minaccia per i diritti umani, l’ex Presidente della Repubblica d’Irlanda Mary Robinson, ex Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, ha ricordato la Marcia per il Clima di New York del 21 settembre 2014, quando alla vigilia della Conferenza ONU sul Clima (23 settembre 2014), si svolse la più grande manifestazione per il clima mai avvenuta.“Ricordo molto bene la Marcia per il Clima dello scorso settembre, fu un grande stimolo, non solo a New York, ma in tutto il mondo, e dobbiamo costruirci sopra – ha sottolineato la Robinson che ora presiede la Fondazione che porta il suo nome per la Giustizia Climatica  Marciavo con delle famiglie anziane, e vidi un cartellone un po’ più lontano, ma eravamo così stretti gli uni agli altri, perché dopo tutto, c’erano 400 000 persone per le strade di New York, che non riuscii ad arrivare a quel cartellone, mi sarebbe piaciuto poterci camminare dietro, che diceva, ‘Nonne Arrabbiate!’ (considerando le risate del pubblico, il termine angry doveva avere un senso… più forte)”. Il rispetto dei Diritti umani e dell’equità di genere sono infatti elementi imprescindibili per affrontare gli impatti del cambiamenti climatici, come peraltro è ben consapevole un’altra leader della causa qual è Alexandra Ocasio-Cortez, la più giovane donna che sia mai stata eletta al Congresso statunitense, appartenente all’ala progressista del Partito Democratico statunitense, entrata alla Camera dei Rappresentanti con le elezioni di mid-term dello

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Gli animali fanno bene alla salute dei bambini

I bambini che crescono con un animale in casa sono più forti, sicuri di sé e non rischiano di sviluppare riniti allergiche, asma e dermatiti. A sostenerlo uno studio svedese. Di Annarita Felcini Ben più di un compagno di giochi e di avventure. Secondo una ricerca dell’Università di Göteborg (Svezia), pubblicata sulle pagine della rivista scientifica PlosOne, avere in casa un animale domestico offre inaspettati benefici per i bambini, soprattutto nel campo della salute. Cani, gatti, pappagalli, conigli possono diminuire l’incidenza di asma, riniti e congiuntiviti allergiche, eczemi e dermatiti durante l’infanzia, ed inoltre l’effetto (come si dice in gergo tecnico) è “dose dipendente”: più animali si hanno in casa, minore il rischio di allergie nel corso della vita. Il risultato della ricerca deriva dall’analisi di due studi precedenti che avevano indagato l’incidenza di allergie tra i bambini svedesi. La prima, e più ampia, include i dati di 1.029 piccoli di età compresa tra i sette e gli otto anni, di cui sono stati raccolti sia dati riguardanti la salute, sia informazioni relative alle abitudini di vita. Compresa, ovviamente, la presenza o assenza di animali domestici nel corso dell’infanzia. Stando ai risultati dell’analisi, il 49% dei bambini cresciuti senza la compagnia di cani e gatti ha sviluppato un’allergia entro gli otto anni di età. Una percentuale che scende al 43% nei bambini cresciuti con almeno un animale domestico, e al 24% per chi ne ha avuti tre. La seconda ricerca è più ristretta nel numero di partecipanti, ma ha seguito i 249 bambini coinvolti nel progetto sin dalla nascita. E fornisce, quindi, risultati particolarmente affidabili, e assolutamente in linea con quanto emerso dallo studio precedente: i bambini che non avevano un animale domestico nel corso del primo anno di vita hanno mostrato un’incidenza di allergie pari al 48%, mentre per

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Cioccolatini di San Valentino

le molecole degli innamorati Di Serene Lepri “Buon San Valentino, amore! Ecco in regalo per te una valanga di triptofano e capsaicina! Ti amo!” Ecco cosa potreste dire presentando il regalo di San Valentino per il vostro “lui”: cioccolatini home made al peperoncino e zenzero. La ricetta? Eccola qui sotto, più facile che mai! Un presente non solo per il gusto, ma anche per il benessere! Sì, perché il cioccolato presenta tante molecole amiche del nostro organismo. Per esempio, quando si ha un debole mal di testa, soprattutto dopo il lavoro, degli esami o dopo delle situazioni stressanti, è consigliato mangiare un po’ di cioccolato come medicina!  Infatti, il cioccolato contiene una molecola chiamata triptofano. Lei è capace di farci passare questo fastidio andando ad aumentare la sintesi di serotonina, un neurotrasmettitore presente naturalmente nel nostro corpo e responsabile di provocare in noi una sensazione di benessere. Non a caso è anche conosciuta come l’ormone della felicità del buonumore! Infatti, la serotonina viene anche prodotta da noi naturalmente quando ci amiamo, quando ci baciamo e ci abbracciamo. Non dimentichiamo che in questa ricetta c’è anche il peperoncino che, grazie alla capsaicina, è conosciuto da millenni per le sue particolari proprietà… Avete capito, no? Ingrediente perfetto per la festa degli innamorati! Provare per credere! Ingredienti: 200 g cioccolato fondente 3 cucchiaini zucchero a velo peperoncino qb zenzero qb Sciogliere a bagnomaria il cioccolato e aggiungere successivamente lo zucchero a velo. Mescolare il tutto e aggiungere una spolverata di peperoncino e una di zenzero. Infine versare il composto negli stampini per cioccolatini e far raffreddare in frigorifero per almeno 4 ore. Confezionare i cioccolatini in un cartoccio realizzabile con carta forno, ma potete anche incartare ogni singolo cioccolatino con la carta stagnola e poi metterli in un grazioso sacchettino. Buon San Valentino a tutti gli innamorati!
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Candele: piccole luci per riscaldare il cuore

Intramontabili e raffinati oggetti d’arredo, le candele accompagnano da sempre le nostre esistenze. Di Alberto Piastrellini Quale magia quando nella penombra invernale di un interno una candela proietta la sua luce calda e quale atmosfera, analogamente, la stessa luce emana in un contesto del tutto diverso, come una tavola imbandita in giardino o in terrazza durante una sera estiva. E come non pensare alla notte di Natale senza le allegre fiammelle delle tea light disseminate qua e là in lanterne e bicchierini colorati… Persa la loro precipua funzione di fonte di luce prima della diffusione dell’energia elettrica, le candele, negli ultimi 20 anni sono divenute irrinunciabili oggetti d’arredo nonché accessori straordinari per i cultori del design di interni. Accoglienti, dalla luce morbidissima ed evocatrice di familiare intimità ma anche preziose compagne di allestimenti stupefacenti e barocchi, le candele impreziosiscono stili diversi portando un tocco di luce e calore come piccoli focolari in miniatura capaci di catalizzare lo sguardo dei presenti ed infondere, soprattutto nella brutta stagione, un senso di pace e di casalinga serenità. Irresistibili compagne di momenti da sottolineare con particolare enfasi, che siano convivi galanti o cerimonie liturgiche, le candele, con il loro consumarsi lentamente inducono alla riflessione e favoriscono la meditazione, non a caso, lumini e ceri votivi vengono utilizzati in molte religioni quale preziosa “offerta di luce”. Si consideri, poi che per diversi millenni, avere a disposizione luce “portatile” è stato un lusso che ha stuzzicato la fantasia e la creatività di artigiani ed artisti che si sono sbizzarriti nella produzione di candelieri, candelabri, lampadari – spesso in materiali preziosi – per soddisfare le esigenze di una ricca committenza vogliosa di esplicitare il proprio potere e la propria ricchezza sfidando le ore della notte contro un “popolo minuto” che necessariamente doveva ritirarsi al calare del sole.

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