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SINDROME DA BURNOUT

Quando lo stress ha la meglio su di noi di Erica Angeletti (Naturopata). Qualcuno di voi ne avrà già sentito parlare: il burnout (che letteralmente significa scoppiato, esaurito) è una condizione molto diffusa, causata dallo stress prolungato delle nostre vite moderne. I nostri nonni e in generale le generazioni addietro hanno potuto godere di tempi più dilatati, al passo con le stagioni e con i ritmi del giorno, in cui anche se il lavoro era duro fisicamente, cuore e mente erano leggeri. Il loro modo di vivere, che ai nostri giorni appare noioso e pieno di sacrifici, era in realtà molto più sano di quello attuale, in cui siamo sempre di fretta, non ci concediamo il dovuto riposo (nemmeno quando siamo malati), siamo in balia della vita mondana e dei pasti frettolosi di pessima qualità, bersagliati dai campi elettromagnetici di smartphone, tablet e computer. E non dimentichiamoci lo stress emotivo, causato da competizione professionale, carico eccessivo di lavoro, preoccupazioni familiari e responsabilità, che giorno dopo giorno ci consuma fino ad esaurirci. Ecco a voi il burnout. Come avrete capito prima di arrivare a questo punto la strada è lunga: questa condizione è frutto di anni di trascuratezza, in cui il nostro corpo ci ha dato segnali, chiedendoci a gran voce una tregua, e noi lo abbiamo ignorato. Alcuni sintomi del burnout: Insonnia Mal di stomaco Cefalee ricorrenti Stanchezza cronica Demotivazione e scoraggiamento Ansia e attacchi di panico Tachicardia Mancanza di concentrazione Difficoltà relazionale Tensioni muscolari Astenia sessuale Squilibri ormonali Come possiamo evitare di arrivare a questo punto? Innanzitutto dobbiamo imparare ad ascoltarci, a dire “no” quando il corpo e la mente ce lo richiedono, perché la nostra salute è la cosa più importante. Cambiamo lavoro se ci fa soffrire, concediamoci il riposo (tanto riposo!), dei pasti regolari e di buona

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Cammini: la Via Femminile per l’estate 2019

La IX edizione del Festival Europeo della Vie Francigene, Cammini, Ways, Chemin celebra la sensibilità femminile nei paesaggi umani e naturali. Oltre 600 gli eventi in programma di Alberto Piastrellini Negli ultimi anni è aumentato il numero di coloro che hanno riscoperto il piacere e il benessere psicofisico derivante dal camminare; attenzione, non stiamo parlando della salutare passeggiatina quotidiana, ma del mettersi letteralmente in viaggio usando le proprie gambe come mezzo di locomozione. Una forma di viaggio slow che recupera tradizioni millenarie di pellegrinaggi e mete legate alla dimensione religiosa e spirituale in genere che, oggi, si veste di ulteriori fascinazioni che si allacciano al recupero del tempo e della dimensione naturale del vivere, della riscoperta della natura e, perché no, del rifiuto temporaneo dai meccanismi della quotidianità per riscoprire la dimensione interiore del senso del viaggio e stringere amicizie e rapporti con altri camminatori. Un fenomeno in crescita a livello europeo, ove i più noti cammini di Santiago di Compostela e della Via Francigena sono frequentati annualmente da migliaia di utenti e ugualmente in crescita in Italia, ove la presenza di Roma, centro della fede cattolica e di centinaia di Eremi, Abbazie, Conventi e Santuari ha favorito, nei secoli, il moltiplicarsi di Vie e sentieri che hanno costituito, nel tempo, una sorta di sistema arterioso della circolazione di fede, cultura, arte, merci e narrazioni. Un patrimonio incalcolabile che mette in rete città d’arte, borghi, castelli, chiese e luoghi religiosi in un contesto paesaggistico ove natura e società hanno convissuto per secoli sino alla riscoperta degli ultimi anni dopo quasi due secoli di oblio. I numeri di camminatrici e camminatoriGiusto per fornire qualche dato: lo scorso anno, per la prima volta, il numero delle “credenziali” rilasciate a coloro che hanno camminato in Italia ha superato quello degli italiani che hanno

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Cibi anti-caldo: ecco quelli che ci aiutano a sopravvivere all’afa dell’estate

In estate è possibile combattere il caldo a tavola consumando cibi leggeri e nutrienti. Ecco cosa mangiare per resistere all’afa. di Anna Rita Felcini La prima difesa contro il grande caldo e l’afa opprimente dobbiamo costruirla a tavola. Scegliendo cibi freschi, leggeri e nutrienti, non mettendo a rischio la nostra salute con piatti inadatti alle temperature alte, e soprattutto ricordandoci che servono, in questi momenti, poche proteine e molta acqua. Perfetti a questo scopo, naturalmente, sono frutta e verdura di stagione, frullati, macedonie e spremute, che garantiscono al nostro organismo il giusto apporto di vitamine e sali minerali, una corretta idratazione e allo stesso tempo proteggono la pelle dai raggi solari grazie alla presenza dei carotenoidi. Da evitare, invece, il consumo di carni rosse, cibi elaborati, bevande zuccherate e superalcolici che favoriscono la disidratazione. Via libera allora a tante insalate, pasta fredda, carni magre e pesce, passati di legumi, yogurt, frullati, macedonie: sono questi gli alimenti che ci permetteranno di contrastare l’afa estiva e allo stesso tempo di mantenerci in linea. Inoltre, secondo una recente ricerca effettuata da un gruppo di studiosi giapponesi, mangiando sano e leggero si evita anche l’effetto “Natsubate”, letteralmente “esaurimento estivo”, una particolare forma di malessere caratterizzata da spossatezza, calo di energia e irritabilità a causa delle temperature elevate che può dare origine ad affaticamento psicofisico, disidratazione, crampi e colpi di calore. Scopriamo allora come combattere il caldo con il cibo ed essere sempre energici, vitali e in salute anche quando l’afa non ci dà tregua. La verdura estiva è fresca e leggera, inoltre contiene tanta acqua. L’ideale sarebbe consumarla cruda per mantenere intatte tutte le sue proprietà. Inoltre, può essere anche un ottimo spezza-fame. Scegliete tra zucchine, pomodori (che contengono licopene, potente antiossidante per contrastare gli effetti dannosi dei radicali liberi, rallentando l’invecchiamento cellulare), cetrioli,

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Ad ogni donna la sua meta: quando la vacanza si tinge di rosa

Viaggiare è un’esperienza unica che consente di conoscere tradizioni, ammirare nuovi paesaggi e degustare prodotti tipici, e oggi si parla di vacanze for ladies only! di Martina Stimilli Il caldo è già arrivato e la voglia di partire per una meta sconosciuta è sempre più grande. Si dice che il desiderio del viaggio nasca per svariate ragioni: lasciare la solita routine, esplorare luoghi lontani, prendere del tempo per sé stessi… Il viaggio è un buon modo per riflettere, per conoscere, per vivere vere e proprie avventure, lasciando per qualche giorno il peso della quotidianità alle spalle. Quali sono i luoghi più adatti per un viaggio “rosa”, in grado di soddisfare le diverse esigenze dell’universo femminile? Località termali: ovvero, un must del relax É stato un lungo inverno ed è arrivato il momento di staccare dal lavoro, dalle lavatrici e dal traffico cittadino. Il tuo sguardo è stanco, l’umore cambia continuamente…devi prenderti una pausa! L’unica cosa di cui hai bisogno ora è riposarti ed essere un po’ coccolata. Massaggi, maschere e fanghi sono tre componenti fondamentali della vacanza relax che stai cercando. Quale luogo migliore delle terme allora? Da Nord a Sud, il nostro bel Paese è ricco di centri termali, immersi nel verde, situati in luoghi incontaminati e noti per i numerosi trattamenti disponibili per qualsiasi tipo di esigenza. Acque benefiche e relax sono le parole d’ordine. In Lombardia, ad esempio, nelle romantiche Terme di Sirmione, incantevole location sul Lago di Garda, un vero paradiso termale. L’acqua sulfurea salsobromoiodica ha proprietà straordinarie, può svolgere azioni antiinfiammatorie, antisettiche e stimolare il sistema immunitario. Un luogo in cui rilassarsi e godere di benessere, massaggi, cure specifiche per patologie respiratorie e molto altro. Nel Lazio, in provincia di Frosinone, troviamo le famosissime Terme di Fiuggi che risalgono all’epoca romana e sono famose per le

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Olio di cocco

un alleato naturale per la bellezza di pelle e capelli di Erica Angeletti (Naturopata) Da qualche anno l’olio di cocco è diventato un prodotto must have da tenere in casa, poiché ricco di sostanze antiossidanti e per le sue notevoli proprietà emollienti e idratanti per la cura di pelle e capelli. L’olio di cocco, Cocos nucifera è il suo nome scientifico, è estratto dalla polpa della noce di cocco ed è un ottimo cosmetico naturale, se sapete scegliere bene tra quelli in commercio. Per un prodotto di qualità accertatevi che sia spremuto a freddo, privo di profumazioni sintetiche e additivi e biologico: in poche parole un olio di cocco per uso alimentare. E’ importante sapere che l’olio di cocco è sensibile al variare della temperatura e solidifica intorno ai 15 C°: quando li raggiunge si trasforma in un burro denso, perciò è preferibile acquistarlo in un formato comodo come il barattolo, così da non doverlo passare sotto l’acqua calda ogni volta per poterlo utilizzare durante i mesi freddi. Eccone alcuni utilizzi in ambito cosmetico: CREMA PER LE MANI: le sue proprietà nutrienti e la presenza di vitamina E lo rendono il rimedio ideale per mani secche e screpolate, rigenerando le cellule e cicatrizzando i tessuti. Applicate sulla pelle poche gocce di olio di cocco, massaggiate per far assorbire bene il prodotto e nel giro di pochi giorni le vostre mani torneranno morbide e idratate. STRUCCANTE PER IL VISO: per la sua consistenza grassa l’olio di cocco è uno struccante eccellente, in grado di rimuovere anche il trucco waterproof, che lascia la pelle morbida e detersa. Applicate una piccola quantità di prodotto liquido (se è solido si scioglie in pochi secondi col calore delle mani) su un dischetto di cotone e massaggiate delicatamente, infine risciacquate con acqua tiepida. OLIO PER LE SMAGLIATURE: per prevenire questo inestetismo della

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Le regole per un’abbronzatura perfetta senza danni alla pelle

Volete ottenere un’abbronzatura perfetta? Per far sì che la pelle si colori in modo uniforme evitando il rischio di possibili scottature, bisogna usare la protezione solare e fare attenzione ad alcuni fattori. di Anna Rita Felcini In estate, che lo si voglia o no, ci si espone al sole e ci si abbronza. La pelle si colora, si scurisce e a volte si arrossa. Quante volte in una giornata molto calda, con la morbidezza tentatrice della sabbia e la sensazione confortevole e soporifera del sole sulla pelle ci siamo addormentate, lasciando che quel calore ci accarezzasse a lungo? Ma esponendoci ai raggi solari per troppo tempo, richiamo pericolose scottature e spellature, e possiamo dire addio all’abbronzatura perfetta, sana e uniforme. E’ possibile allora evitare i danni da eccessivo sole e al tempo stesso conquistare una bella tintarella, che duri più a lungo una volta rientrati dalle vacanze? Basta scegliere la protezione corretta e osservare con rigore alcune semplici regole. Innanzitutto ricordiamoci che il sole è amico della pelle solo se ci si espone con buonsenso e responsabilità. I raggi UVA e UVB non si limitano a stimolare e intensificare l’abbronzatura ma possono danneggiare l’epidermide, causando rossori, scottature, disidratazione o addirittura eritemi e melanomi. La pelle va protetta, sempre e a tutte le età. Per non alterarla, bisogna esporsi gradualmente, nelle fasce orarie ideali e scegliere delle protezioni solari idonee. In questo caso è opportuno capire quale prodotto preferire tenendo conto di un dato, ovvero il fattore di protezione conosciuto in tutto il mondo con la sigla SPF. Bisogna poi tenere conto anche del proprio fototipo. Se si ha la pelle molto chiara, capelli biondi e occhi azzurri ma anche capelli rossi e lentiggini, bisogna preferire una protezione solare con SPF alto. Al contrario, chi ha la pelle più scura, olivastra,

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Venere in bicicletta: i vantaggi delle due ruote e la storia di un rapporto avventuroso

La bicicletta è uno straordinario strumento per la tutela dell’ambiente, un mezzo di locomozione green e pratico, da tutti i giorni. Cosa ne pensa il gentil sesso di questo mezzo? di Martina Stimilli Utilizzare la bicicletta per piccoli o grandi spostamenti è un regalo che possiamo fare a noi stesse e alla natura. Lunedì 3 giugno, si è celebrata la Giornata Mondiale della Bicicletta, istituita l’anno scorso dall’Onu per promuovere la mobilità ciclistica. Perché si parla tanto di bicicletta? L’intento è quello di scoprirne tutti i benefici per il nostro corpo e all’ambiente in cui viviamo. La bicicletta è il mezzo a due ruote che ci consente di praticare una giusta attività fisica, all’aria aperta e (volendo) in compagnia di un gruppo di amici. Pedalare, anzitutto, giova al cuore; l’attività costante, prodotta dalle gambe in movimento, rende il cuore più forte e resistente alla fatica, la frequenza cardiaca diminuisce e la pressione si abbassa. Una lunga pedalata, inoltre, permette di bruciare molte calorie. Un esempio? Ad un buon ritmo, ovvero quello che ci consente di fare una breve chiacchierata ogni tanto, si bruciano circa 400 calorie all’ora. La Giornata Mondiale, tuttavia, non è nata unicamente per sensibilizzare le persone a divenire più sportive. Il vero obiettivo è certamente quello di creare una maggiore consapevolezza sui cambiamenti climatici e, allo stesso tempo, proporre alternative green per salvare il nostro pianeta. A tal proposito la bicicletta è stata eletta a simbolo di una locomozione 2.0, tutta sostenibile. La bicicletta, infatti, sarebbe un ottimo mezzo, per limitare, almeno negli spostamenti urbani, l’uso di automezzi e di combustibili fossili. Luci e ombre Le due ruote stanno scalando gradualmente l’agenda politica delle amministrazioni locali; salgono infatti la disponibilità media di infrastrutture ciclabili (+9% dal 2015), la percentuale di città dove è consentito trasportare le bici

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Obesità infantile: rischio più alto con alti livelli di glucosio nella mamma in gravidanza

Una ricerca americana ha scoperto che il rischio di sviluppare obesità infantile è del 13% superiore se le mamme hanno un livello di glicemia superiore al range di normalità durante il periodo tra la 24ma e la 28ma settimana di gravidanza, anche se non è stato diagnosticato un diabete gestazionale. di Carmela Marinucci Sulla prestigiosa rivista PLOS One è stato pubblicato lo Studio:“Diagnostic thresholds for pregnancy hyperglycemia, maternal weight status and the risk of childhood obesity in a diverse Northern California cohort using health care delivery system data” , condotto da ricercatori dell’Università del Tennessee – Knoxville e della Kaiser Permanente della Nord California. Il diabete gestazionale, anche noto con il nome di diabete mellito gestazionale o diabete in gravidanza, è un disturbo che si manifesta raramente nelle donne incinte sotto i 25 anni, mentre oltre i 35 anni colpisce il 20% delle gravidanze ed è un problema molto comune nelle donne in sovrappeso. I ricercatori hanno analizzato i dati di 46.696 donne che si erano affidate al sistema di assistenza sanitaria gestito dalla Kaiser Permanente di Oakland durante il periodo 1995-2004 e di quelli della loro prole, seguita per 5-7 anni. Negli Stati Uniti, le donne in gravidanza effettuano un test di screening del glucosio nel sangue tra la 24ma e 28ma settimana. Se il test mostra livelli elevati di glucosio nel sangue, viene eseguito un ulteriore test per determinare se la donna ha il diabete gestazionale (GDM), noto anche con il nome di diabete mellito gestazionale o diabete in gravidanza, un disturbo che si manifesta raramente nelle donne incinte sotto i 25 anni, mentre oltre i 35 anni colpisce il 20% delle gravidanze ed è un problema molto comune nelle donne in sovrappeso. “Se alla donna è stato effettivamente diagnosticato il diabete gestazionale  – ha dichiarato la Epidemiologa Samantha

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I carboidrati sono nostri amici!

Non demonizziamo i carboidrati di Serena Lepri I carboidrati (o zuccheri) rappresentano un gruppo di macronutrienti, insieme alle proteine e ai lipidi o grassi, che hanno come ruolo principale quello di fornire energia di pronto uso per il nostro organismo. Tra i carboidrati si possono distinguere quelli semplici e quelli complessi. Gli zuccheri semplici sono quelli più facilmente e velocemente assimilabili e si trovano in tutti quei cibi che in bocca sono dolci: zucchero, miele, marmellata, cioccolato, dolci, caramelle, frutta… Gli zuccheri complessi, invece, si trovano in tutti gli alimenti farinacei: prodotti da forno (come pane, pizza, focacce), farine in generale, pasta, riso, farro, orzo… Questi macronutrienti vengono assorbiti in modo più graduale. Molte persone demonizzano il gruppo dei carboidrati e tendono ad eliminarli dal proprio regime dietetico perché, pensano, facciano ingrassare! In realtà, non è proprio così. I carboidrati fanno ingrassare solo se mangiati in eccesso. Infatti, secondo una particolare via metabolica, i carboidrati che vengono assunti oltre le quantità del proprio fabbisogno attraverso la dieta, vengono trasformati in grassi e quindi, di conseguenza, accumulati nel nostro corpo sotto forma di tessuto adiposo. Ma, se la quantità giornaliera assunta di alimenti contenenti carboidrati (sia quella dei semplici che quella dei complessi) viene concordata e stabilita insieme a uno specialista, questi porteranno giovamento e, vi svelo un segreto, ci aiuteranno anche a controllare il nostro peso! Quindi, per sani ed equilibrati stile di vita e regime alimentare non eliminare i carboidrati dalla tua dieta ma dosali, con l’aiuto di un professionista, in base alle tue esigenze!
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Floriterapia, rimedi naturali per lo studente sotto esame

Fiori di Bach e Fiori Australiani contro stress e deconcentrazione di Erica Angeletti (Naturopata) È di nuovo arrivato quel periodo dell’anno, quello dello studio “matto e disperatissimo” in vista degli esami; che siano quelli di maturità, di terza media o universitari il mood è sempre lo stesso: stress e mancanza di concentrazione la fanno da padroni. Come gestirli dunque per superare al meglio le prove d’esame? La risposta è nella floriterapia: una terapia olistica che si serve di una serie di rimedi naturali ottenuti dalla macerazione dei fiori selvatici, i quali rilascerebbero nell’acqua la loro “energia”.  Tale energia, entrando in vibrazione con quella umana, sarebbe in grado di mutare l’emozione negativa, donando equilibrio ed armonia. Possiamo dire in un certo senso che i rimedi floreali favoriscono un ponte tra conscio e inconscio. I rimedi floreali più conosciuti e diffusi sono senza dubbio i fiori di Bach e i fiori australiani: entrambi, se opportunamente assegnati da un esperto, possono dare ottimi risultati su svariati fronti; in caso contrario si rivelano inefficaci.  Come si assumono?Le miscele di rimedi floreali, preparate su misura dal farmacista, dall’erborista o dal floriterapeuta oppure già combinate in soluzioni standard proposte dalle aziende sono semplici da assumere: generalmente bastano 7 gocce sotto la lingua al mattino e 7 prima di coricarsi. RESCUE REMEDY: è il rimedio di emergenza e sicuramente il più famoso. Questa miscela contiene fiori contro il panico, i traumi, la perdita di luciditàe di controllo. Assumerlo ci riporta ad essere centrati in un periodo di forte stress. ROCK ROSE: è l’ansiolitico per eccellenza tra i fiori di Bach, lo troviamo infatti anche all’interno del Rescue Remedy. Se il panico vi paralizza e vi toglie la capacità di ragionare lucidamente, rock rose fa al caso vostro. CONCENTRATION: questa combinazione di rimedi floreali australiani dona concentrazione e chiarezza durante lo studio, migliorando le capacità di apprendimento e l’elaborazione delle informazioni. PAW PAW: è il rimedio floreale australiano dello studente ed è presente

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