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Stress da rientro? Ecco i cibi che ci aiutano a superarlo

Per combattere il post vacation blues di settembre ecco alcuni consigli su alimentazione e abitudini per risollevare l’umore al rientro dalle ferie e in vista dell’autunno. di Anna Rita Felcini Malinconia, nervosismo, ansia, insonnia: chi non li ha mai provati al rientro dalle vacanze? Gli inglesi la chiamano post-vacation blues di settembre, ovvero una grande tristezza che colpisce adulti e bambini al ritorno dalla pausa estiva. Niente paura, lo “stress da rientro” in vista dell’autunno si può affrontare con il cibo e seguendo qualche utile consiglio per tornare alla routine. Vediamo insieme di cosa si tratta.Un’autorevole ricerca condotta dall’Università di Manchesterha confermato che se modifichiamo alcune abitudini alimentari e seguiamo una dieta ad hoc possiamo davvero impattare notevolmente sul nostro stato mentale. Mettendo a confronto i dati di oltre 46.000 persone, gli studiosi britannici hanno, infatti, scoperto che il miglioramento della dieta (ossia niente junk food, in favore di alimenti freschi e non conservati, ricchi di nutrienti e fibre) ha avuto un effetto positivo anche sulla salute mentale, attenuando i sintomi depressivi e gli stati ansiosi, in particolare post vacanze.Innanzitutto è fondamentale bandire da frigo e dispensa gli alimenti industriali, trasformati e conservati: portano i tessuti in acidosi, causano infiammazioni nell’organismo, bloccano il metabolismo favorendo l’aumento di peso e squilibrano i valori di insulina e tiroide.E non cercate compensazione nei cibi zuccherini e nei carboidrati raffinati, come pane bianco e prodotti da forno. Questi alimenti attivano un meccanismo per cui, subito dopo un momentaneo senso di appagamento, torna la fame, con umore in caduta libera. Ricordate che anche i cibi molto salati sono nemici del buonumore, dato che aumentano la pressione arteriosa e l’irritabilità.Scegliete invece il mood food, ovvero gli alimenti amici del buonumore che riducono l’ansia e tirano su il morale come funghi, mandorle, biete, anacardi, spinaci, cacao, cefalo

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ORGANI ED EMOZIONI

La chiave di lettura della medicina tradizionale cinese e alcuni rimedi di Erica Angeletti (Naturopata) La medicina tradizionale cinese è una medicina energetica antichissima. Molti la conosceranno ormai per i trattamenti di agopuntura o di shiatsu, i quali si basano proprio su di essa. L’energia sottile del nostro corpo scorre in canali detti meridiani ed essi ci indicano lo stato di benessere di organi e apparati. La MTC non separa mai l’uomo in “sezioni”, ma ne effettua sempre una valutazione olistica, cioè di insieme: esso è dunque considerato come entità fisica e psichica, in cui corpo e mente hanno lo stesso peso e si influenzano a vicenda. Secondo la medicina tradizionale cinese l’uomo è un microcosmo legato ad un macrocosmo (ambiente che lo circonda), perciò viene estremamente influenzato dall’esterno, sia a livello fisico che emotivo. Le emozioni, specie se prolungate, portano ad uno squilibrio energetico prima e fisico poi: ne è un tipico esempio la gastrite, che quasi sempre compare per situazioni “indigeste” che non possiamo controllare o per arrabbiature continue in famiglia o sul posto di lavoro. Andiamo a scoprire le principali coppie di organi ed emozioni, seguite da alcuni rimedi naturali per tornare in equilibrio. FEGATO: è la sede della RABBIA, non a caso quando ci lasciamo logorare dalle arrabbiature si dice “rodersi il fegato” oppure definiamo “fegatose” le persone dal carattere fumantino. Per coloro che sono soggetti a questa emozione è bene innanzitutto imparare a “buttare fuori”: non c’è cosa peggiore del trattenere la rabbia all’interno e lasciare che essa ci consumi, provocando reflusso o gastrite. In secondo luogo possiamo aiutarci con alcuni fiori di Bach: cherry plumper coloro che sbottano improvvisamente, willowper chi prova risentimento e senso di ingiustizia e hollyper la rabbia generata dall’odio. Infine possiamo anche ricorrere agli oli essenziali di camomillae dilavanda: frizionati sui polsi e annusati

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S.O.S. CANDIDOSI ESTIVA

Prevenire le recidive con la naturopatia di Erica Angeletti (Naturopata) Tra i disturbi che maggiormente affliggono noi donne c’è sicuramente la candidosi, che in questo periodo può presentarsi spesso, rischiando di rovinarci le vacanze. Durante l’estate, infatti, le alte temperature e alcune abitudini sbagliate predispongono alla formazione di un ambiente caldo-umido a livello vaginale e le infezioni da candida aumentano considerevolmente. Da innocuo lievito normalmente presente nell’intestino, la candida albicansin condizioni “favorevoli” può passare alla forma patologica di fungo: perché? Questa trasformazione viene scatenata da un’alimentazione ricca di zuccheri (compresi gli alcolici), una insufficiente areazione delle zone genitali, scarse difese immunitarie e la distruzione, a seguito di cure antibiotiche, della flora batterica intestinale. Ecco che l’estate, momento dell’anno in cui siamo più inclini agli eccessi, ben si concilia con l’insorgenza di questo disturbo, alimentato da aperitivi frequenti, serate alcoliche, pasti irregolari, poche ore di sonno e costumi sintetici che restano bagnati per ore. Ecco 5 consigli da seguire per evitare la candidosi estiva: ridurre l’assunzione di latticini, zuccheri, farine raffinate, alcolici e cibi lievitati: è ciò di cui si ciba la candida e più ne mangiate, più la farete “crescere” indossare biancheria intima traspirante di cotone o lino ed evitare indumenti attillati o sintetici limitare l’uso dei salvaslip e utilizzare assorbenti di cotone usare detergenti intimi non aggressivi, poco schiumogeni e privi di SLS dopo il bagno al mare o in piscina fare subito la doccia e sostituire il costume bagnato con uno asciutto Quante di queste regole seguite abitualmente? Ricordate che basta poco per mantenersi in salute e che il nostro intestino gioca un ruolo fondamentale! Prendiamocene cura e le recidive spariranno definitivamente: un’alimentazione antinfiammatoria a base di acqua, verdura di stagione, cereali integrali e semi oleosi e una buona flora batterica intestinale sono il primo step per il nostro benessere generale. Non dimentichiamo infine di sfruttare le vacanze per riposarci: un buon sonno ristoratore è il migliore

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Meduse: “signore dei mari” tra mito, pregiudizi e ricerca

Quello degli scifozoi è un mondo di meraviglia e fascinoso pericolo, eppure qualche elemento di conoscenza dovrebbe farcelo apprezzare di più. di Alberto Piastrellini Ogni anno, d’estate, rappresentano l’incubo dei bagnanti, capaci come sono di trasformare una bella giornata al mare in ore d’ansia – per lo più immotivata, ma tant’è – e una salutare nuotata in una sorta di percorso ad ostacoli: sono le meduse. Animali curiosi e affascinanti, il cui nome evoca il Mito greco della Gorgone, solo in taluni casi realmente e tragicamente pericolosi per la salute umana (la Chironex fleckeri miete diverse vittime in Australia ogni anno e la Cyanea capillata per la sua fosca fama è stata scelta da Sir Arthur Conan Doyle quale protagonista “dark” per un racconto di Sherlock Holmes), le meduse sono un esempio tangibile di quella “creatività” che l’evoluzione della vita ha prodotto sul nostro pianeta con risultati così stupefacenti da sembrare quasi “alieni”. Innanzi tutto, e non è cosa da poco, sono presenti nei mari del mondo da più di 500 milioni di anni e possono vantare, quindi una storia evolutiva di tutto rispetto; mica male per forme viventi costituite per la gran parte di semplice acqua (98%)! E tuttavia che meraviglia di organizzazione in quella poca massa di materia vivente! Apparentemente la loro fisiologia è molto semplice, tutte le forme delle meduse, infatti, sono riconducibili ad una specie di “sacchetto rovesciato” i cui margini inferiori sono ripiegati su loro stessi a formare una cavità interna rivestita che sfocia in un canale orale che ha la medesima funzione di bocca e ano. Dal margine superiore del “sacchetto rovesciato” si prolungano i tentacoli – o filamenti pescatori – che hanno funzione predatoria e difensiva. E qui scatta la meraviglia, perché, con le meduse, la Natura si è veramente sbizzarrita a creare

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Alimentazione e agricoltura: cereali resilienti per adattarsi ai cambiamenti climatici

In Toscana una sperimentazione “sul campo” per testare l’efficacia di scelte varietali diverse di cereali in grado di adattarsi alle diverse zone climatiche. Obiettivo: sostenibilità e resilienza. di Enrica Bobbio L’importanza della scelta varietale, tanto più nei cereali, è una questione fondamentale in agricoltura. Essa è riemersa con forza soprattutto con l’aumento delle superfici coltivate con metodo biologico o a basso input. Tuttavia, le varietà moderne frutto di selezioni eseguite in laboratorio e dalle multinazionali si adattano poco e male a questi tipi di coltivazione. L’agricoltura più sostenibile necessita quindi di varietà migliorate direttamente negli ambienti di coltivazione e che presentino un certo grado di eterogeneità in modo da rispondere meglio ai cambiamenti che di anno in anno si possono verificare nel campo dell’agricoltore. Questo è tanto più urgente se si considera che il fenomeno del cambiamento climatico influenza anche la quantità di nutrienti essenziali presenti nelle piante di cui ci cibiamo. Intatti, secondo un recente Studio pubblicato su Lancet Planetary Health e realizzato da ricercatori dell’International Food Policy Research Institute (IFPRI), sembra che grano, riso, mais, orzo, patate, soia e verdure sono tutti proiettati a subire perdite di nutrienti di circa il 3% in media entro il 2050 proprio a causa dell’elevata concentrazione in atmosfera di anidride carbonica. Sembra un paradosso ma se è vero che livelli più elevati di CO2 possono aumentare la fotosintesi e la crescita in alcune piante, è pur vero che l’effetto negativo si ha nella riduzione della concentrazione di nutrienti chiave nelle colture, soprattutto a carico di Proteine, ferro e zinco. In campo agricolo, nel settore dei cereali, dal 2010 sono stati realizzati vari Progetti europei di ricerca proprio per studiare l’efficacia dell’uso di popolazioni diverse; in Toscana, grazie al Progetto regionale: PS-GO n.° 46/2017 PSR la sperimentazione è partita da una popolazione di frumento

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Erba d’orzo

Il superfood che ci mantiene in salute e combatte l’invecchiamento di Erica Angeletti (Naturopata) L’erba d’orzo é un ormai noto superfood, che fu scoperto circa 40 anni fa da ricercatori giapponesi. Questo concentrato di micronutrienti aiuta il nostro organismo a rimanere giovane e in buona salute: scopriamone di più! L’erba d’orzo è semplicemente la pianta dell’Hordeum vulgare (il nostro orzo comune), raccolta circa 6 mesi dopo la germinazione ed essiccata delicatamente prima di essere ridotta in polvere, così da conservare al meglio tutti i suoi nutrienti.  Che cosa contiene? il doppio del calcio contenuto nel latte il doppio del potassio presente nel grano 7 volte la vitamina C delle arance 30 volte il complesso di vitamine del gruppo B contenuto nel latte 5 volte il ferro presente negli spinaci un mix di vitamine e minerali, utile per sostenerci nei mesi più caldi, nei cambi di stagione o nei periodi di intensa attività fisica tutti gli aminoacidi e gli acidi grassi essenziali betaglucani efficaci per ridurre la concentrazione di colesterolo nel sangue molta clorofilla, che costituisce una fonte naturale di magnesio Perché può esserci utile?La ricca presenza di clorofilla rende l’erba d’orzo un efficace ANTIANEMICO, poiché stimola la sintesi dell’emoglobina. Per questo motivo essa è un valido alleato delle donne in sindrome premestruale e dismenorrea, oltre che dei soggetti che soffrono di anemia. Inoltre è particolarmente utile per i problemi di CIRCOLAZIONE: la clorofilla, infatti, ha un dimostrato effetto benefico sulla microcircolazione ed è un valido supporto per la prevenzione della fragilità capillare. L’erba d’orzo contrasta l’acidosi tissutale (causa di infiammazioni e dolori), esercitando un’azione ALCALINIZZANTE sull’organismo, e mantiene un sano equilibrio della flora batterica intestinale. Infine essa è un potente DETOX, in quanto favorisce l’eliminazione dei radicali liberi e delle tossine(anche pesticidi e additivi alimentari): questo grazie all’abbondante presenza di un enzima ANTIOSSIDANTE che

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Smartphone e rischio obesità: esiste una correlazione

Due recenti Studi accademici hanno evidenziato come l’utilizzo compulsivo e smodato degli smartphone induce a comportamenti che fanno aumentare il rischio del sovrappeso fino all’obesità. di Alberto Piastrellini Sedentaria, impigrita, rattrappita nella postura del collo, delle spalle, delle braccia e delle dita in perenne tensione verso smartphone e altri device portatili; l’umanità contemporanea ha ceduto alla tecnologia parte del suo sviluppo psicofisico con conseguenze molto negative nel breve e nel lungo periodo. Gli ultimi studi sugli effetti dell’uso compulsivo di smartphone non lasciano dubbi: non si rischia solo in termini di attenzione e concentrazione, ma anche in termini di peso corporeo e obesità. L’allarme arriva dall’America Latina, specificatamente dalla Facoltà di Scienze della Salute dell’Università Simón Bolívar di Barranquilla (Colombia), la cui Prof.sa. Miray Mantilla-Morrón, specialista in riabilitazione polmonare cardiaca e vascolare, ha redatto una ricerca specifica partendo dall’analisi di 1.060 studenti dell’ateneo colombiano. I risultati, presentati all’American College of Cardiology Latin America Conference 2019, dimostrano che nel target dei soggetti esaminati, quelli che hanno utilizzato il proprio smartphone per più di 5 ore al giorno, hanno raggiunto un rischio obesità superiore al 43% rispetto alla media. Non solo, in questi soggetti è stata riscontrata una maggior propensione all’assunzione inconsapevole di altre abitudini che pongono l’organismo più vulnerabile all’insorgenza di patologie cardiache. Il fatto è che l’utilizzo compulsivo e reiterato dello smartphone si coniuga ad uno stile di vita sedentario e, paradossalmente, maggiormente asociale (dal punto di vista fisico), il che, unito ad una alimentazione scorretta a base di junk-food così popolare nelle giovani generazioni, si traduce in minor attività fisica e accumulo di grassi pericolosi che determinano maggior probabilità di manifestazione di patologie quali, il diabete, le malattie cardiache, diversi tipi di cancro e problematiche a carico delle ossa e della muscolatura in generale. E i problemi aumentano soprattutto

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Allarme OMS: nei cibi per neonati ci sono troppi zuccheri

L’OMS Europea avverte: negli alimenti per lo svezzamento e nei cibi per neonati ci sono troppi zuccheri che mettono a rischio la loro salute. di Anna Rita Felcini Troppi zuccheri negli alimenti destinati ai bambini sotto i 6 mesi di età. È l’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) alla luce di due nuovi studi secondo cui un’alta percentuale di alimenti per l’infanzia, sia dolci che salati, viene commercializzata erroneamente come adatta ai bambini di età inferiore a 6 mesi, mentre al contrario contiene livelli eccessivamente elevati di zucchero, che possono mettere a serio rischio la salute dei bambini stessi. Gli studi, in particolare, si concentrano sull’alimentazione dei neonati da 0 a 6 mesi e rivelano che circa un terzo degli alimenti verificati presenta oltre il 30% delle calorie totali degli zuccheri. Un dato allarmante che mette in serio pericolo la salute dei bambini, partendo dai primi dentini fino a sviluppare da adulti una preferenza per i cibi dolci, che può condurre a sovrappeso, malattie legate all’obesità come il diabete e altre non trasmissibili correlate all’alimentazione. Per valutare se i cibi presenti sul mercato sono appropriati per la dieta dei bambini tra i 6 e i 36 mesi, l’OMS ha sviluppato una bozza di modello di profilo nutritivo (NPM). Ha poi confrontato tale modello con le informazioni nutrizionali presenti sugli alimenti in vendita al dettaglio, sulle etichette, sugli imballaggi e sulla promozione in commercio, e infine l’ha presentato agli Stati Membri e alle parti interessate per esaminarlo e discuterlo. In totale, sono stati raccolti dati su quasi 8 mila prodotti, tra alimenti e bevande, commercializzati per neonati e bambini in 516 negozi di 4 città europee: Vienna, Sofia, Budapest e Haifa tra novembre 2017 e gennaio 2018. In tutte e 4 le città, una parte sostanziale dei prodotti compresa tra

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Iperico e scottature solari

I benefici dell’erba di San Giovanni e la ricetta per il vostro olio di iperico home-made di Erica Angeletti (Naturopata). L’estate è ormai inoltrata e con i caldi weekend di tintarella in spiaggia tornano anche gli eritemi solari e le bruciature: la natura viene in nostro soccorso con l’iperico. L’iperico (Hypericum perforatum), conosciuto anche come “erba di San Giovanni“, è una pianta officinale selvatica dai fiori giallo dorati, che raggiunge la fioritura massima durante il solstizio d’estate: per questo si dice che il giorno più propizio per la sua raccolta sia proprio il 24 giugno, San Giovanni appunto (da qui il suo nome popolare). Secondo la tradizione questa pianta è detta anche “scacciadiavoli”, poiché si riteneva allontanasse gli spiriti maligni. Il suo uso in medicina è conosciuto fin dai tempi dell’antica Grecia, dove veniva utilizzato per la preparazione di unguenti cicatrizzanti, come antidolorifico e antidepressivo. Dai suoi fiori, macerati in olio, si ottiene un oleolito medicamentoso dal colore rosso vivo, eccezionale per la cura di scottature solari, eritemi, infiammazioni della pelle e piaghe. Le sue proprietà emollienti, cicatrizzanti, calmanti e rigeneranti per la cute rendono l’iperico un vero “amico della pelle”: ma attenzione a non esporsi al sole dopo il suo utilizzo!  Nonostante studi clinici dimostrino che l’iperico è un vegetale sicuro, è bene sapere che esso può presentare alcune controindicazioni come la fotosensibilità, per cui evitiamo l’esposizione ai raggi solari o a lampade abbronzanti dopo la sua applicazione. Se in questo periodo, durante una passeggiata in campagna, riuscite a trovarlo potrete preparare anche voi il vostro olio di iperico home-made. Ecco come:  Mettete le sommità fiorite fresche, ben pulite e asciutte, in un vasetto di vetro  Copritele fino all’orlo con olio di girasole, di oliva o di mandorle Lasciate macerare per un mese circa, l’ultima settimana andrà esposto al sole (non prima perché

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In vacanza con il cane: ecco i consigli utili

Arriva l’estate, si parte per le vacanze. Ma con il cane come si fa? Ecco come affrontare e organizzare le ferie anche a misura di Fido di Anna Rita Felcini L’albergo è prenotato, le valigie sono pronte, il serbatoio è pieno: siamo pronti per andare in vacanza… ma con il cane come si fa? I nostri amici a quattro zampe sono animali abitudinari: nuova casa e nuovi orari non sempre sono graditi, per non parlare dell’alimentazione. Dobbiamo allora rinunciare alle vacanze? No, naturalmente, ma è meglio organizzarle tenendo conto anche delle loro esigenze. Ecco alcuni consigli utili per trascorrere ferie serene e indimenticabili insieme ai nostri amati amici domestici. Prima di partire ricordatevi di fare sempre una capatina dal veterinario. Accerterà lo stato di salute del vostro cane, provvederà a eventuali vaccinazioni e saprà darvi preziosi consigli. Se il cane parte con voi, non dimenticate le cose che dovete portarvi in vacanza: il libretto sanitario, le ciotole, la coperta preferita, i sacchetti per i bisogni, giochi e palline varie. Se viaggiate all’estero, dovete avere anche il passaporto del cane: il libretto sanitario è rilasciato dal veterinario, il passaporto dal servizio veterinario della ASL. Gli alberghi che accettano i cani di taglia piccola e media sono ormai quasi una regola anche in Italia. Ma se avete un alano o un San Bernardo sapete già che dovrete faticare un po’ di più per trovare una struttura disposta a ospitarlo. Tenete poi presente che, piccolo o grande che sia il vostro cane, non potete certo lasciarlo a lungo da solo in camera. Lo stesso vale per i campeggi: se siete amanti della tenda, del camper o della roulotte, sinceratevi che la vostra meta sia per davvero “amica degli animali” di ogni taglia, onde evitare spiacevoli sorprese. Quali mezzi di trasporto scegliere? L’auto è

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