LA CORAGGIOSA RIVENDICAZIONE DELLE DONNE IRANIANE

“Gli Stati occidentali non stanno prestano l’appoggio sperato alle lotte delle donne in Iran.”

Non tutti sono a conoscenza della storia di questo paese e della rivendicazione per i loro diritti, che le donne stanno conducendo dalla proclamazione della Repubblica Islamica.

Già nel 1926 Reza Pahlavi, divenuto Scià iniziò un iter di modernizzazione del Paese in senso occidentale bandendo il velo e aprendo anche alle studentesse l’Università di Teheran (1936). Nel 1932 l’ultima organizzazione femminista indipendente fu distrutta dallo Scià Rheza, che alternò misure liberali e coercizione. Alcune associazioni per la creazione di scuole riservate alle ragazze si erano costituite segretamente nel 1906 durante le prime mobilitazioni per dare al paese una costituzione e un parlamento. 

 Il figlio, Mohammad Reza Pahlavi, nel 1942, proseguì la politica del padre, ampliando i benefici riguardanti le donne, e adottando una serie di provvedimenti che favorirono la condizione femminile dell’epoca.

Queste misure rientravano nel quadro di un programma di riforme, noto come “rivoluzione bianca”. Nel 1963 con la “rivoluzione bianca”, le donne iraniane, oppresse da secoli dalla sharīʿa islamica, acquisirono il diritto di voto sia attivo che passivo. Lo Shariʿah è il complesso di regole di vita e di comportamento dettato da Dio per la condotta morale, religiosa e giuridica dei suoi fedeli.

Il sistema politico dello Scià, che obbligò il Paese ad una occidentalizzazione in qualche modo forzata, contro il volere della maggioranza degli iraniani che non si sentiva rappresentata, portò alla rivolta del 13 gennaio 1979, a seguito della quale lo Scià fu costretto a fuggire per mettersi in salvo. Molte donne si ribellarono, opponendo una forma di resistenza passiva: in segno di protesta contro il modo occidentale di abbigliarsi, indossarono un mantello lungo e largo che copriva tutto il corpo, avvolgendo poi la testa in un grande foulard.

L’ayatollah Khomeini, insediatosi come Guida suprema dell’Iran, si dimostrò decisamente contrario all’occidentalizzazione sostenendo che una politica sviluppata in quel senso, avrebbe allontanato la popolazione dai princìpi del Corano. Il 2 marzo 1979 alle donne venne impedito l’accesso alla facoltà di giurisprudenza e tutte le donne giudici furono private del loro incarico. L’aborto che era stato regolamentato su richiesta con una legge nel 1977 venne abrogato l’8 marzo 1979, durante la festa della donna, 100mila donne scesero in piazza a Tehran per protestare contro la legge sull’obbligo del velo, ma Il 22 maggio 1979, per la prima volta una donna venne fustigata in pubblico per la mancata osservanza delle leggi coraniche.

Con l’elezione a presidente di Mohammad Khatami, il 2 agosto 1997, vennero adottate nuove severe politiche sia nel campo dell’istruzione che della sanità, con l’obiettivo di segregare donne e uomini.

Si deve attendere il 9 agosto 2009, per vedere una donna Marzieh Vahid-Dastjerdi, ricoprire la carica di ministro, la prima nel periodo della Repubblica.

Le donne iraniane da tempo sfidano l’obbligo del velo e queste misure ristrettive indossando colori vivaci, o cercando di non ricoprirsi interamente il capo con il foulard, ma ancora l’anno scorso l’attuale presidente Ebrahim Raisi ha chiesto una più stretta applicazione delle regole.

Arrivando ai nostri giorni, il 16 settembre 2022 a soli 22 anni, è stata giustiziata a Teheran, Mahsa (Jina) Amini dopo essere stata arrestata dalla polizia perché non portava il velo in modo corretto. Il giorno dopo l’annuncio della morte sono esplose proteste nelle città di tutto il paese, e tutt’ora proseguono, con il passare dei giorni, la semplice rivendicazione riguardante l’uso obbligatorio del hijab, e’ diventata una contestazione globale della Repubblica islamica e della sua guida suprema, Ali Khamenei.

Quale sarà la sorte di questa protesta, non la possiamo sapere, ma un risultato appare già evidente. 

La gioventù iraniana, e ancor di più le giovani donne iraniane, rivendicano un cambiamento.

Di Marisa Paola Fontana

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