pesce

Panino fish burger

di Benedetta Giovannetti Variante del classico hamburger con carne, delicato e gustoso è facilissimo da preparare anche a casa, sia che decidiate di fare il panino voi stessi sia che decidiate di comprare quelli già fatti al supermercato. Il bello di questo piatto è che consente di giocare con la fantasia usando farciture differenti. Ingredienti per 4 panini: 400 grammi di filetto di salmone (peso da pulito)30 grammi di pangrattato1 pizzico di sale1 pizzico di pepeScorsa di limone q.b.Prezzemolo tritato q.b.Per il panino 500 grammi di farina manitoba230 grammi di latte50 grammi di burro morbido20 grammi di olio extravergine di oliva10 grammi di lievito di birra fresco1 cucchiaino di zucchero1 cucchiaino di miele 1 cucchiaino di sale Grattugiate la scorza del limone e mettetela da parte. Prendete un frullatore ed inserire il pesce e gli altri ingredienti, compresa la scorsa del limone grattugiata e frullare fino a quando non saranno amalgamati bene. Poi tirare fuori l’impasto dal boccale e formate un salsicciotto che dividerete in 4 parti uguali. Prendete un pezzo dell’impasto e con le mani formate una polpetta che schiaccerete fino ad ottenere la forma di un burger. Prendete un pennello in silicone e spennellatelo con poco olio. Ripetete il procedimento con gli altri tre pezzi dell’impasto e poi cuoceteli in una pentola antiaderente pochi minuti per lato. Per i panini mescolate il latte tiepido con lo zucchero il miele e il panetto di lievito, poi quando sarà tutto sciolto aggiungetelo piano piano nella farina, impastate e per ultimo aggiungete il burro morbido tagliato a tocchetti l’olio ed il sale. Lavorate l’impasto fino ad ottenere un panetto morbido liscio e non appiccicoso che lascerete a lievitare per almeno due ore lontano dalle correnti d’aria. Trascorse le due ore prendete l’impasto e dividitelo in 8 parti tutte uguali, prendete una

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Tagliolini alla granceola

di Benedetta Giovannetti La granceola è un crostaceo dal carapace di colore bruno arancio ricco di spine ai bordi di colore bruno, si trova per lo più nei mari della Sardegna, ma è possibile incontrarlo anche a basse profondità nell’alto Adriatico e viene pescato con delle nasse. Qui si sposa con i tagliolini per un gustoso primo piatto ideale per una occasione speciale o cena raffinata. La sua carne poco grassa e dal sapore delicato lo rende ideale per una pietanza semplice e saporita. Ingredienti per quattro persone 400 grammi di tagliolini all’uovo 1 granceola di circa 1 kg 1 spicchio di aglio 100 ml di olio extravergine di oliva 50 ml di brandy 50 ml di vino bianco secco 300 grammi di pomodorini biologici Prezzemolo tritato Sale peperoncino Lavate sotto l’acqua corrente la granceola e fatela cuocere per circa 10 minuti in acqua bollente salata. Recuperate con le apposite pinze la polpa del corpo e dalle chele e tagliate tutto a tocchetti. Dorate in padella l’aglio nell’olio e versateci i pezzi di granceola, mescolate e irrorate con il brandy e il vino bianco secco. Fate evaporare, unite i pomodorini tagliate a pezzi, poco sale e una punta di peperoncino. Cuocete per 5 minuti. Lessate al dente in acqua salata i tagliolini, scolateli e mescolando insaporiteli nel condimento con poca acqua di cottura della pasta se serve. Servite con il prezzemolo.  
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Microplastiche: come si formano, dove stanno, che fine fanno

Lo stato di salute dei mari ci fa riflettere sull’uso di prodotti cosmetici, tessili ed imballaggi che contribuiscono alla produzione di rifiuti che spesso, poi, ci tornano sul piatto. Di Eleonora Sbaffi   Si sente sempre più spesso parlare del problema delle microplastiche, disperse soprattutto in mare, causa di effetti nocivi sull’ambiente e, forse, sulla salute dell’uomo. Ma com’è nato il fenomeno e perché ha raggiunto tali dimensioni da costituire un’allerta globale?   La microplastica è quel materiale eterogeneo e microscopico che si trova in sospensione nei mari del mondo. Deriva dalla frantumazione di pezzi più grandi di plastica galleggiante causata dal moto ondoso, dall’attrito con delle rocce e dall’azione dei raggi UV del sole. Questo materiale che non si biodegrada, spesso si raggruppa in grandi “isole” che prima o poi affondano e si sbriciolano, col tempo, in minuscole particelle.   A questo punto entrano nella catena alimentare, ingerite dapprima da microorganismi che a loro volta sono mangiati da predatori sempre più grandi, fino ad arrivare ai pesci che consumiamo come alimento.   Ma non è solo la nostra incuria nella gestione dei rifiuti a creare i presupposti delle microplastiche in mare. Molte ci arrivano attraverso vie più dirette; ad esempio, quelle che si trovano all’interno delle creme esfolianti e in certi prodotti cosmetici come glitter e scrub… che contengono microsfere e chip in polietilene.   Le microplastiche nei prodotti cosmetici Questo materiale è presente in quantità considerevoli nella maggior parte dei prodotti che usiamo per la cura del nostro corpo; un articolo apparso su “La Stampa” afferma che solo in Italia ci sono 37 aziende che producono ben 81 prodotti che contengono plastica e che vengono venduti come naturali. Parliamo di docciascrub, creme esfolianti ma anche dentifrici. Il problema nasce dal fatto che i filtri degli scarichi delle nostre

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