LE TRE PARCHE 

Le tre Parche, divinità della mitologia romana, decidevano il destino degli uomini e degli Dei. 

Le Parche, assimilabili alle Moire greche erano importanti divinità del Pantheon romano.

Esse decidevano, in modo inappellabile, del destino di uomini e Dei.

Chi erano le Tre Parche

Le tre Parche erano figlie di Giove e di Temi la Giustizia, esse stabilivano il destino degli uomini e delle divinità in maniera definitiva e irrevocabile.

Perfino Giove (Zeus per i greci) era sottoposto alle Parche.

Nell’arte antica e in poesia erano raffigurate come vecchie tessitrici scorbutiche o come oscure fanciulle, in un secondo momento furono assimilate alle Moire greche, quest’ultime rappresentate di solito come tre donne molto anziane.

I loro nomi erano Clòto, Làchesi e Àtropo.

Conosciamole più da vicino e scopriamo il significato dei loro nomi.

La più giovane delle tre sorelle era Clòto, detta la Filatrice; era associata alla nascita ed era colei che filava lo stame o conocchia o rocca della vita.

Lo stame in tessitura ha lo stesso significato di ordito, più genericamente il filo che è filato.

Clòto, quindi, alla nascita dell’individuo filava il filo della vita.

La seconda sorella in ordine di età era Làchesi, il cui significato del nome era colei che assegna la sorte.

Essa dispensava i destini degli uomini e assegnava anche la durata della vita.

E’ raffigurata mentre tende il filo perché era colei che dispensava i destini degli uomini stabilendo anche la lunghezza della vita; un filo lungo raffigurava una lunga vita, mentre un filo corto, un’esistenza più breve.

La terza sorella Àtropo, la più anziana delle tre, era anche la più temuta, era colei che con una cesoia o forbice in mano, decideva quando il filo avvolto sulla rocca da Clòto e filato da Làchesi, doveva essere tagliato per decretare la morte di un individuo.

Il suo nome significava in nessun modo, l’immutabile, l’inevitabile.

Era inflessibile e rappresentava il destino finale di ogni essere umano.

Nel Foro di Roma, anticamente, vi erano tre statue  dedicate alle Parche, chiamate i Tre Destini o Tria Fata.

Infatti, le Parche erano anche chiamate Fatae, cioè  coloro che presiedono al Fato.

Etimologicamente, il sostantivo fata deriva dal nome latino Fatae dato alle Parche.

Influenza del mito in Storia dell’Arte

A Firenze nella splendida Galleria Palatina di Palazzo Pitti si trova un enigmatico quadro del 1550 circa intitolato Le tre Parche di Francesco de’ Rossi detto il Salviati, un importante pittore del Manierismo italiano.

Il dipinto a olio rappresenta tre donne anziane in piedi e in una stretta composizione, due di esse risaltano in primo piano, mentre una terza è seminascosta nell’ombra.

Ciascuna di esse è riconoscibile da un attributo: Clòto seminascosta nell’ombra e sfocata rispetto alle altre sorelle, ha in mano la conocchia o rocca.

Làchesi in posizione centrale, fila il filo che proviene dalla rocca, e Atropo è in atto di tagliare con le forbici il filo.

I volti delle tre sorelle sono simili e hanno una fisionomia stregonesca tutte e tre.

Lo sguardo freddo di Atropo è reso dal pittore con cruda realtà e guardandola un brivido corre lungo la schiena.

Altri pittori si sono cimentati in questo soggetto mitologico, tra cui il grande pittore Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, e il pittore di Arte Moderna Emilio Notte.

Il grande quadro Le Tre Parche del Sodoma si può ammirare a Roma a Palazzo Barberini, mentre il quadro di Emilio Notte fa parte di una collezione privata.

By Rosa Maria Garofalo

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